U CORI AMARU…

DI ANTONELLA PAVASILI

 

Agosto in Sicilia, da siciliana follemente innamorata della mia terra.
Sono giorni che mi faccio “u cori amaru”.
Mai come quest’anno la nostra terra è piena di turisti.
Arrivano con gli occhi pieni delle immagini che promuovono quest’isola benedetta da Dio e maledetta dagli uomini.
Arrivano già innamorati, come gli adolescenti che hanno la cotta per il cantante del momento.
E poi ci parlano mezz’ora e si disinnamorano.
E dicono che sì, è stupenda questa terra…ma…
Ma.
Le strade sono colabrodo e le autostrade mulattiere.
Il puzzo di “munnizza” talvolta sconfigge il profumo del mare.
Gli operatori turistici a volte sono sgarbati, non sorridono, non manifestano gratitudine per chi paga conti anche salati.
Sì, dicono…è stupenda questa terra…ma…
Il biglietto per attraversare lo Stretto costa un botto e un paio d’ore di fila non te le leva nessuno se sbagli il giorno d’arrivo.
Il verde nelle piazze sovente è affidato al caso, alla mano di Dio.
Spesso surclassato dal giallognolo delle sterpaglie.
Sì, dicono…è stupenda questa terra…ma…
Ma voi non l’amate.
Cioè NOI non l’amiamo!
E mi sento morire.
Mi arriva una “tumpulata” in piena faccia.
Vorrei rispondere, vorrei confutare, vorrei difendermi.
Non ci riesco.
M’arrendo.
Io m’arrendo e chiedo scusa.
A modo mio.
Sorrido.
Sorrido tanto.
Sorrido tutti i sorrisi che neghiamo a chi ci onora della sua presenza.
E poi guardo il cielo trapunto di stelle.
E lo indico al mio interlocutore.
Che scuote la testa e dice…però…è stupenda questa terra…abbiatene cura…
Già, abbiamone cura.
Perché di rendita non si può campare in eterno.
Nemmeno in Sicilia.
E poi “nni facemu u cori amaru”.
Foto da Wikipedia