DI LEONARDO CECCHI
Lo impiccarono il 10 agosto. Per gli austriaci era un traditore, tra i peggiori che si potessero immaginare.
Nazario Sauro era italiano. Era un socialista democratico che non sopportava l’oppressione dei lavoratori, ma era anche un patriota che non sopportava l’occupazione straniera. E credeva in qualcosa che si chiamava giustizia.
Lo impiccarono oggi. Perché dall’Impero austro-ungarico dove era nato era fuggito per unirsi all’Italia, per liberare le terre dove era nato.
Lo impiccarono oggi, il 10 agosto 1916. La madre, Anna, chiamata dagli austriaci, negò di averlo mai visto pur di salvarlo, ma non servì a niente. Venne ucciso e la madre morì di crepacuore pochi anni dopo.
Morì gridando viva l’Italia.
C’è stato un tempo in cui gli uomini credevano in qualcosa. E per quel qualcosa, erano disposti a morire. Nazario Sauro fu uno di loro.
Ricordarlo anche quest’anno, lui e tanti altri, oggi che avremmo davvero bisogno di credere in qualcosa, è un dovere morale.