DI ENNIO REMONDINO
Quasi 35 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni Ue messi a disposizione di Varsavia per la ripresa restano congelati. Miliardi post pandemia condizionati alla reale indipendenza della magistratura, vincolo del patto costitutivo europeo. Varsavia ha cercato di aggirare l’obbligo con una mini riforma ma Bruxelles resta sulla linea del rigore.
Ora a rischiare è la destra nazional bigotta al potere in vista delle elezioni d’autunno, ma il vincolo dell’unanimità trasforma l’uso sistematico del veto polacco già ventilato come arma a paralizzare tutta l’Unione.
Polonia, Orban e altri che forse verranno
Potere legislativo e giudiziario indipendenti dall’esecutivo, e siamo alla prima elementare della democrazia condivisa nell’adesione all’Ue. La Polonia sotto accusa della stessa corte di giustizia europea di plateale violazione e la minaccia di sanzioni. Niente soldi a chi non rispetta le regole che aveva sottoscritto. In realtà la maggioranza della destra populista polacca di Diritto e giustizia, sperava di portare a casa i 35 miliardi Ue solo con un piccolo passo in avanti: liquidare una controversa camera disciplinare messa in piedi nel 2018 per «valutare l’operato di giudici e avvocati in tutto il paese». Uno dei meccanismi più plateali di controllo dell’esecutivo sulla magistratura.
Piccola riforma da piccola politica
Il minimo per compiacere i propri sostenitori prima delle elezioni parlamentari d’autunno, ma Bruxelles ha ripetuto il suo no secco. Riforma vera per soldi veri. Veemente la reazione del numero uno del Pis Jarosław Kaczynski, che ha attaccato Bruxelles senza troppi giri di parole: «Basta essere buoni. Abbiamo fatto il massimo in termini di buona volontà accettando dei compromessi enormi. Adesso è tutto chiaro e tutti possono vedere a che gioco si sta giocando», ha tuonato Kaczynski. Basta ‘essere buoni’ a colpi di veto a paralizzare la vita stessa dell’Unione?
Sempre orso russo e potenza tedesca
Kaczynski, evoca i due incubi storici della Polonia. Con la Russia già in guerra ai confini, tocca a Berlino: «Sono convinto che i fondi sono bloccati con l’intenzione di distruggere la Polonia per costringerci ad una sottomissione totale nei confronti della Germania. Troveranno dei nuovi pretesti». Kaczynski non ha parlato di «Polexit» per non rischiare di perdere altri voti. Di maggior zelo e minor prudenza i fedelissimi della formazione dai fratelli Kaczynski, a minacciare di mandare in tilt il funzionamento di Bruxelles: «Esistono strumenti giuridici per convincere qualcuno a mantenere le proprie promesse. Non escludiamo nessuna possibilità, nemmeno quella di ricorrere in modo estensivo al diritto di veto».
Reintegrare i magistrati ingiustamente cacciati
Fin dall’inizio la Commissione europea aveva chiesto alla Polonia di reintegrare tutti i magistrati castigati e di riformare la giustizia secondo le indicazioni della sentenza della Corte di giustizia europea del luglio 2021. «Intanto si cercano capri espiatori nel governo. A questo punto non si può escludere che possano saltare alcune «teste eccellenti prima del voto di ottobre», segnala Giuseppe Sedia sul Manifesto. A partire dal premier Morawiecki, convinto che andando incontro a Bruxelles su una delle condizioni sarebbe bastato a scongelare il pacchetto europeo di stimolo post-covid. Morawiecki ha espresso la sua rabbia in un editoriale su Die Welt dove ha accusato l’Ue di «comportamento imperialistico» nei confronti degli Stati membri ‘più piccoli’ (Polonia quinto Paese Ue con 39 milioni di abitanti).
Crisi politica di valori ed economica di risorse
Con un’inflazione galoppante e i magazzini di carbone mezzi vuoti dopo lo stop alle importazioni dalla Russia, il consenso del PiS è ai minimi storici dal 2015. Secondo un sondaggio condotto il mese scorso da Kantar Public, il partito liberale Piattaforma civica (Po) dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avrebbe un punto percentuale di vantaggio sul Pis, quest’ultimo dato al 26%. «Anche il nocciolo duro dell’elettorato del Pis comincia a mostrare incrinature: Kaczynski ha interrotto il suo tour pre-elettorale nei centri piccoli e medi del paese per evitare clamorose contestazioni in pubblico».
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AVEVAMO DETTO
Editoriale da:
11 Agosto 2022