DI PIERO ORTECA
I russi hanno messo in orbita un satellite iraniano. Ma la notizia chiave non è questa, piuttosto il suo background che, se dovesse essere confermato dai fatti, significherebbe che gli ayatollah sono entrati pesantemente in gioco nella guerra d’Ucraina. Certamente col loro pensiero politico rivolto a Washington.
Trattato sul nucleare iraniano con gli Usa molto incerto, e nuova alleanza dei Paesi sotto sanzioni occidentali.
Dal cosmodromo di Baykonur ayatollah in orbita
Martedì scorso, nel cosmodromo di Baykonur, i russi hanno lanciato, per conto degli iraniani, il satellite Khayyam, ufficialmente destinato a compiere rilevazioni di tipo scientifico. O, almeno, questa è stata la vulgata corrente diffusa alla stampa. Inutile dire che non ci ha creduto nessuno. Meno che mai il Washington Post, che già dal 4 agosto, in un approfondito articolo, titolava: “La Russia lancerà un satellite-spia per l’Iran, ma lo utilizzerà prima sull’Ucraina”. Secondo l’autorevole quotidiano americano, il Khayyam riuscirà a fornire alle forze armate di Tehran strumenti di telerilevamento formidabili. Ma c’è un piccolo particolare: gli iraniani si dovranno mettere in fila e dovranno aspettare il loro turno, perché, in questo momento, il “diritto di precedenza” se l’è preso l’esercito di Putin.
Washington Post e la spia canta
Il Post, dettagliatamente ragguagliato da fonti dell’intelligence Usa, “che hanno familiarità con la questione”, ha aggiunto che i generali di Mosca pensano di utilizzare il satellite, che sarà puntato sull’Ucraina, per diversi mesi. Il quotidiano francese Le Monde si sofferma sugli aspetti tecnici del nuovo programma russo-iraniano, e ne sottolinea le caratteristiche: all’inizio del 2021, Valéry Laboutine, il project-manager, ha detto che il satellite peserà 650 kg. e avrà una risoluzione lineare di 0,75 m. Avrà inoltre una durata operativa tra 5 e 7 anni e, sebbene non sia paragonabile per qualità agli ultimi prodotti occidentali, aumenterà di almeno 10 volte la capacità di risoluzione delle vecchie ottiche iraniane.
Droni ‘rudi’ ma micidiali
Ma dove la tecnologia militare degli ayatollah ha fatto passi da gigante è nel settore dei droni. Il “Post” cita funzionari dell’intelligence americana, i quali sostengono che il mese scorso l’Iran ha offerto macchine di questo tipo “da ricognizione” alla Russia. E non è un caso se, con grande evidenza, lo scorso 24 luglio, il Tehran Times ha dedicato un servizio a queste armi, titolando: “L’Iran emerge come potenza mondiale dei droni”. Nell’articolo si ribadisce la volontà di sviluppare questo settore e si replica alle critiche, mosse dal Consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan.
Usa e Israele inquieti
Certo, il salto di qualità tecnologico perseguito dagli iraniani inquieta molto sia gli Stati Uniti che Israele. Per non parlare dei Paesi sunniti del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita. La miscela esplosiva, tra telescoperta satellitare e massiccio utilizzo di droni d’attacco, non fa dormire sonni tranquilli. Secondo gli esperti, aree come il Golan (con Hezbollah) o come lo Yemen (con le milizie Houthi) diventano così molto più a rischio. Lo stesso Tehran Times ha riportato una notizia che allarma ulteriormente: sia la Marina militare iraniana e sia il Corpo delle Guardie rivoluzionarie, che opera nel Golfo Persico, si sono dotati di droni d’attacco antinave. Una minaccia in più per lo Stretto di Hormuz.
Iran con Putin per ottenere cosa?
Fra le altre cose, la decisione degli ayatollah, di fiancheggiare Putin in modo così evidente (e un tantino azzardato) arriva proprio mentre i colloqui di Vienna, sul Trattato nucleare, non sembrano promettere nulla di buono. Il Presidente Usa Biden ha cercato in tutti i modi, offrendo il possibile e l’impossibile agli ayatollah, di ricomporre l’accordo che aveva stracciato Trump. Per lui sarebbe stato un assist formidabile, in vista della campagna elettorale per le elezioni di Mid Term. A un certo punto l’intesa sembrava persino vicina, ma poi non se n’è fatto niente, perché le turbolenze geopolitiche internazionali hanno fatto saltare i precari equilibri che erano stati raggiunti. E adesso sembra che si sia capovolto tutto.
Alleanze anti sanzioni occidentali
Con gli Stati Uniti, sempre più decisi a farla pagare cara e salata all’Iran, e con gli ayatollah, ormai diventati gli alleati più premurosi di Vladimir Putin. La chiara scelta di campo di Tehran, poi, arriva proprio dopo la recente visita del leader del Cremlino. Una tappa che fa parte della nuova strategia russa, cioè quella di costruire una rete di “triangolazioni” per scavalcare le sanzioni economiche. In fondo, quello che non si smuove con la politica, riescono a farlo benissimo i dollari.