DI RAFFAELE VESCERA
La promessa di istituire una flat-tax, ovvero una tassa piatta sui redditi, uguale per tutti, proposta da Berlusconi al 23%, da Salvini al 15% e poi dai contorni sfumati nel programma ufficiale della coalizione di centrodestra, secondo uno studio che riportiamo, penalizzerebbe i redditi bassi favorendo quelli alti, a partire dal miliardario che la propone, il quale guadagnerebbe decine di milioni di Euro di tasse, pur destinate ai bisogni essenziali del paese.
La flat tax farebbe mancare annualmente allo Stato qualcosa come 60 miliardi l’anno, in maggioranza tolti ai meridionali che godono di un reddito pro-capite annuo di 16,500 euro, a fronte dei 30.000 e oltre del Nord.
La proposta, oltre che essere populista e impraticabile, al pari dell’autonomia regionale differenziata, penalizzerebbe ancora una volta il Mezzogiorno che vedrebbe sottrarsi altre risorse oltre gli 80 miliardi di Euro l’anno di mancati finanziamenti pubblici dovuti al Sud e dirottati al Nord. Altra palese punizione per il Mezzogiorno, dove la disoccupazione è massima, sarebbe la proposta abolizione del reddito di cittadinanza.
Date uno sguardo alla tabella e diteci se tutto ciò non sarebbe una palese violazione della Costituzione italiana che definisce espressamente l’obbligo di una tassazione progressiva basata sul principio equo che chi ha di più paga di più. Tabella che, a onor del vero, non tiene conto della condizione di non conflittualità contenuta nella proposta del cdx, per cui nessuno pagherebbe in più di quanto già non paghi. Ma anche in questo caso, la flat-tax sarebbe iniqua poiché favorirebbe solo gli abbienti, dando zero vantaggi ai redditi bassi e facendo mancare allo Stato decine di miliardi che l’altra iniqua proposta di abolire il reddito di cittadinanza coprirebbe solo in minima parte.
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