DI GIOACCHINO MUSUMECI
Paola Elena Cavina imprenditrice agricola scrive: “Quello che sta rovinando l’Italia è l’eccessiva incomprensibile tutela del lavoro dipendente”.
La signora Cavina è certa che l’Italia è rovinata da troppe tutele ai lavoratori dipendenti. Lo dico senza timore: questa donna è completamente pazza.
Che cosa invece concorre a rovinare l’Italia: certi imprenditori e imprenditrici che fanno della prevaricazione e dell’arroganza uno stile di vita.
L’Italia vanta industrializzazione e modernità ma giace all’età delle pietra sul piano delle tutele dei lavoratori. Nello scenario miserabile di contratti a tempo determinato, precari insultati da ministri, buste paga striminzite e lavoro nero o sottopagato c’è chi intravvede incomprensibili ed eccessive tutele.
Un capitolo a parte dato che la Cavina è una donna, spetta alle lavoratrici dipendenti che possono ringraziare Stato e imprenditoria entusiasti di tutelare le donne lavoratrici come nessuno riesce nel mondo.
Il lavoro è riconosciuto come primo principio fondamentale della Costituzione e deve concorrere al progresso spirituale o materiale della società non deve essere certo modello accademico di sfruttamento. Il combinato degli art 35/36/37 evidenzia che la Repubblica cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori, che tutte le forme di lavoro sono tutelate e che il lavoro è fondamentale occasione di sviluppo della personalità e di riconoscimento sociale e non solo una questione meccanica di uno scambio tra prestazioni e retribuzione.
Invece la signora Cavina ci offre lezioni di inedita ottusità. Infatti scorda che le donne come lei, intendo solo cromosomicamente, vivono troppo spesso condizioni lavorative capestro, in cui l’idea di retribuzione degna è ancora un miraggio, altro che elevazione e progresso spirituale, altro che sviluppo della personalità. Le donne percepiscono mediamente anche stipendi più bassi dei colleghi e nel nostro progredito stivale contiamo imprenditrici che fuggono dipendenti in odore di gravidanza considerandole complicazioni per l’azienda.
Tra le troppe tutele destinate alle donne italiane nel 2022 c’è la libertà di scegliere se dedicarsi al lavoro o partorire figli e farsi mantenere dal maschio alfa. Care dipendenti siete incomprensibilmente troppo tutelate!
Le donne subiscono molestie nei luoghi lavorativi in cui le condizioni basilari di sicurezza sono spesso del tutto assenti. Infatti gli incidenti sul lavoro e i morti non si possono contare, oltre 700 dal Gennaio 2022, e questo si, è incomprensibile. Poi arrivano le Cavine sciroccate che osano parlare di eccessive tutele come se i lavoratori dipendenti fossero categorie privilegiate.
Il lavoro è sia un diritto che un dovere Costituzionale, non regalia delle Cavine disperate per le eccessive e incomprensibili tutele riservate al lavoratore dipendente. La nostra Repubblica deve garantire e tutelare il lavoro nella sua massima espressione di garanzia per il cittadino sempre al centro del dettato costituzionale. Invece siamo al punto in cui imprenditori disturbati e disturbanti parlano di tutele eccessive. Nella realtà l’Italia offre politiche sociali restrittive, norme obsolete, sindacati politicizzati. e governi che confidano nel prossimo sfruttamento della precarietà prossima alla disperazione. Tutto ciò è garantito da disoccupazione o salari bloccati da 30 anni se non addirittura diminuiti rispetto alla media europea che li ha visti invece crescere.