DI BARBARA LEZZI
Anziché la retorica con cui ieri le autorità europee hanno elogiato il popolo greco che dopo la bellezza di 12 anni è uscito dal regime di sorveglianza, sarebbero state gradite le scuse per quello che è stato inflitto ai cittadini greci dalla civile Europa che ha tollerato persino l’aumento della mortalità infantile pur di salvare le banche tedesche e francesi.
I così tanto sbandierati valori europei di solidarietà e compattezza per oltre un decennio sono stati messi nel dimenticatoio per consentire di depredare un popolo dei suoi diritti e di costringerlo a svendere i suoi gioielli.
Ora la Grecia è ultima in Europa, è sempre indebitata fino al collo ma non ha più nemmeno le infrastrutture strategiche. Il reddito dei suoi cittadini è calato di un terzo per non parlare della sanità e dell’istruzione ridotte all’osso.
Ne valeva la pena? Per le banche, a cui è andata la maggior parte dei fondi ripagata con lacrime e sangue dai greci, sì. L’altra parte è tornata alle stesse istituzioni europee. Sarebbe doveroso chiedersi se sia stato giusto punire la parte più fragile di un Paese per recuperare gli errori di chi l’ha governata.
Sarebbe stato opportuno, da parte delle autorità politiche europee, un mea culpa e un giuramento solenne affinché non succeda mai più quanto è stato inflitto al popolo greco. Sarebbe stato un buon punto di partenza nella discussione sulla revisione delle regole europee.
Pensate, secondo Macropolis, almeno due generazioni di greci hanno visto ostacolata la propria vita e le proprie prospettive. Non basta per chiedere umilmente perdono e garantire un deciso cambio di rotta? Evidentemente no, le sofferenze patite non sono ancora sufficientemente feroci.
Sì ricomincia, infatti, a parlare di austerità anziché prendere atto del periodo drammatico che i cittadini e le imprese europei stanno vivendo tra inflazione galoppante, conflitto alle porte e crisi climatica. Servirebbero azioni comuni portate avanti con coraggio e determinazione altro che uscirsene con frasi di circostanza che sono pugni allo stomaco.