DI BARBARA LEZZI
C’è il mondo reale e quello fantastico di Draghi che si incensa al meeting di Comunione e Liberazione tra i calorosi applausi del pubblico.
Nel suo discorso però:
-non c’è stata una sola parola riguardo la necessità di un maggior impegno diplomatico per risolvere il conflitto in Ucraina. Anzi è sempre più incendiario;
-non ha detto che al suo arrivo si dovevano gestire gli oltre 200 miliardi già conquistati dall’Europa e uno scostamento già autorizzato dal Parlamento e che si stava già uscendo dal periodo più buio;
-non ha detto che, grazie alla sua “autorevolezza in Europa”, aveva garantito entro lo scorso maggio un fondo comune europeo per sostenere i Paesi maggiormente in difficoltà a causa della guerra. Non se n’è fatto niente ma, se si chiede di appoggiare le sanzioni, si dovrebbe essere conseguenti e dimostrare compattezza anche non lasciando soli i cittadini e le imprese dei paesi più esposti come il nostro;
– non ha detto che la maggiore crescita è stata possibile grazie ai sostegni durante la crisi sanitaria resi possibili grazie agli scostamenti;
– cita le istituzioni che hanno stimato maggiore crescita per quest’anno ma non dice che le stesse istituzioni hanno previsto che il nostro Paese tornerà fanalino di coda in Europa nel 2023;
– sostiene che mai più si dovrà essere dipendenti da paesi come la Russia ma ammette che lo stiamo diventando nei confronti di paesi come l’Algeria o l’Egitto che non sono così vicini ai nostri valori e non sono paesi stabili;
– non una parola sui poveri che aumentano e sull’ultimo rapporto Caritas che ha certificato la presenza sempre più consistente di commercianti e piccole partite Iva alle mense per i poveri;
– non una parola sui morti che ancora contiamo per la pandemia;
– non una parola sulle liste d’attesa chilometriche per fare visite mediche e controlli;
– niente sugli impianti di areazione nelle scuole;
– niente sulle decine di migliaia di imprese a rischio chiusura a causa dei rincari. Sono circa 90.000 le attività che rischiano di uscire dal mercato con la relativa perdita di 250.000 posti di lavoro se il governo non agirà in modo efficace contro i rincari di energia e materie prime;
– nessuna parola sul contrasto alle mafie e alla corruzione che, a causa della riforma Cartabia, hanno subito una preoccupante battuta d’arresto.