LA R-S E QUANDO MI RITROVAI “DIVA” DEL CINEMA MUTO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Mi ritrovo sul grande schermo con questa faccia rubiconda, grande come un mappamondo da cispadano in gita.

Sono seduto in cima a un paracarro
e sto pensando agli affari miei
tra una moto e l’altra c’è un gran silenzio
che descriverti non saprei.

Paolo Conte, Bartali

La faccia riempie lo schermo e mi vergogno non poco, perché è come una diva del cinema muto americano che si rende conto che c’è il sonoro e quel recitare con l’espressione della faccia fa ridere ora che si può parlare.

Mi sento come un Isotta Fraschini al cospetto di una Lamborghini.

La R-S di Antonio Fraioli, da una idea che a me ha portato Maria Corsetti è un docufilm che narra di una esperienza televisiva “I salotti della musica” andata in onda per oltre un lustro su Tele Etere, che dirigevo.

Una storia che sta ad oggi come Cabiria di Gabriele D’Annunzio ai cinepanettoni. Ma non è di questo che voglio parlarvi ma della mia sensazione di nostalgia per un mondo così passato da essere già dimenticato, ma una nostalgia essenzialmente priva di anima presente.

Ecco mi sento come un giocatore che si trova davanti ad una porta vuota, col pallone tra i piedi e sente già il grido dei tifosi, l’abbraccio degli altri giocatori e tira la palla fuori in uno stadio vuoto in un campo senza giocatori.

Nel film muto contano i gesti, nel film muto si gesticola e il suono è la musica di un pianoforte che fa in ogni spettacolo il suo unico spettacolo. Il film sonoro è invaso da parole, è uniformato dalla musica perfetta della sincronia.

Sono incredibilmente a disagio, ogni parola che sento è inutile, ogni giudizio già superato, ogni passato abbandonato.

Non posso guardarmi

E tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai
mi piace restar qui sullo stradone
impolverato, se tu vuoi andare, vai…
e vai che io sto qui e aspetto Bartali

Il mio Bartali è un Godot che ho aspettato come fa un neonato davanti ad una vita infinita e invece era iniziato a contare il tempo andato, la mimica facciale esprimeva l’attesa. Ora cantano una nuova impresa sonora

In pochi passi ci sono davanti
Ho il viso sudato e le mani tremanti
E la prima volta che sto per agire
Senza aspettare che arrivi Godot

Ma l’abitudine di tutta una vita
Ha fatto sì che ancora una volta
Per un minuto io mi sia girato
A veder se per caso Godot era arrivato

Claudio Lolli, Aspettando Godot

Che brutta quella faccia da cispadano in gita in un posto dove sta male, dove c’è sonorità ed io sono solo il silenzio di una faccia da guitto, in una vita da cui scansare la banalità che invece è così… sonora.

e tu mi fai  – dobbiamo andare al cine –
– e vai el cine, vacci tu!

 

Nella foto: Lidano Grassucci, nel docufilm

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25 Agosto 2022