DI LIDANO GRASSUCCI
Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sé stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute
Italo Svevo
Non ho idea di quale idea avevo quando ho iniziato a scrivere questo pezzo. Non ho proprio idea ho dimenticato, sono stato abbandonato. Rimugino da ore, ma niente neanche uno straccio di ricordo.
Una amnesia improvvisa, una sorta di vuoto cosmico. Mi sento come una bottiglia di acqua minerale gassata, finita e che, stante la crisi dell’anidride carbonica, non potrà essere sostituita.
La politica? E che vi dico non mi viene.
La cronaca? Qui va tutto piano e anche il male pare banale e il bene, in fondo, lo è sempre stato dietro alla ipocrisia che vive nella sua stessa via.
Il sentire? Sono sordo se non fosse per questo caldo che ti prende, e mi faccio assente nell’appello di me.
Basta finito, stop, non riesco ad andare avanti, e dietro mi annoia, e ora è lo stesso di niente.
Beh, si risolve subito: non scrivere nulla, taci. E manco questo si può se suoni il jazz poi non puoi dire che non ti piace più la musica perché ti si è rotto il sax.
Non ho idea alcuna manco di come sono arrivato qui, ma qui sono e debbo svoltare la storia.
È un pianista di piano bar Vende a tutti tutto quel che fa Non sperare di farlo piangere Perché piangere non sa Nella punta delle dita poco jazz Poche ombre nella vita
Francesco De Gregori, Pianista di piano bar
Certo il bar è di periferia e la musica non è la mia, ma questo viene e questo va e mi incammino in questa città piena di buche, di alberi non potati e di racconti mai raccontati. Umani residui di quando ebbi l’idea di scrivere la prima volta e da allora ogni volta, solo che prima o poi arriva l’ultima volta.
Il medico mi dice è questione di sangue alla testa, ma il sangue è degli audaci, la testa dei saggi. Io non ho audacia saggezza ma pigrizia inoltrata. Mi prendo la pillola abbasso la pressione e via.
Per Bacco ho scritto di nuovo di Venere, che malattia e mi trovo a cantare in osteria.
126 miglia per Chicago, il serbatoio è pieno, abbiamo mezzo pacchetto di sigarette e portiamo tutti e due gli occhiali da sole. Andiamo.
Elwood Blues (Dan Aykroyd)
Articolo di Lidano Grassucci da:
26 Agosto 2022