DI PIERO ORTECA
Il costo di un megawattora di elettricità ieri, in Italia, record di 718,71 euro. Quello del gas, ha raggiunto i 321 euro. Casi di bollette decuplicate. Le conseguenze sono le 120 mila imprese e i 370 mila i posti di lavoro a rischio segnala Confcommercio. Nei primi sette mesi 2022 cassa integrazione straordinaria +45% e non è ancora il peggio.
E la voci di possibili attacchi speculativi sui titoli di Stato italiani, rilanciate dal Financial Times, Piero Orteca.
La crisi economica è esplosa sull’Europa
L’allarme sulla situazione economica dell’Europa e su quella italiana in particolare, viene lanciato ormai da mesi. Quindi, chi oggi si sorprende e si straccia le vesti, o dormiva o era girato dall’altro lato. L’ulteriore balzo del prezzo del gas di ieri, a 321,4 euro al Megawattora ( 50 euro in più rispetto a sole 24 ore prima), cambia tutte le analisi finora fatte. Nel metodo, prima che nel merito. Non si tratta più di oscillazioni fisiologiche dei mercati, ma di vere e proprie convulsioni, di un sistema che cerca una logica che non c’è più. Con una bolletta energetica di questo tipo, il Paese rischia il collasso produttivo prima del previsto. E, a catena, turbolenze sociali difficilmente gestibili, da qualsiasi governo, di qualsivoglia colore.
Scenari da brivido e crisi politica
Tutta l’industria italiana di trasformazione, altamente “energivora”, sta andando in crisi. Come il settore dei servizi. Secondo la Confcommercio, nel Terziario sono a rischio 120 mila imprese. Mentre potrebbero perdere il posto di lavoro 370 mila occupati. La “tempesta perfetta” è aggravata dall’alto tasso d’inflazione, da un’aspettativa di rialzo dei tassi d’interesse e dall’incapacità dei nostri governi di dare risposte sicure sull’approvvigionamento energetico nel medio-lungo periodo. Il problema, infatti, per l’Italia non è solo quello di riempire i depositi di stoccaggio, in vista del prossimo inverno. La loro capacità ci può garantire un’autonomia, anche con un razionamento draconiano, di non più di 3 mesi. No, quello che manca all’Italia è un vero piano energetico strategico, di lungo periodo.
Debito pubblico e instabilità politica, i nodi al pettine
Fatto non per elemosinare sconti sul prezzo-base di gas e greggio, dagli occasionali “amici” di turno, come Putin. Ma per essere veramente indipendenti nelle forniture e non farsi condizionare da ricatti geopolitici. Adesso, però, i nodi sono venuti al pettine e ci aspettano, probabilmente, mesi durissimi. Dipendiamo da ciò che succede intorno a noi e la nostra “buona politica”, da sola, non basterà a farci uscire dal vicolo cieco nel quale ci siamo cacciati. Rispetto ad altri Paesi dell’Eurozona abbiamo delle debolezze intrinseche, di fondo: debito pubblico e instabilità politica, in primis. E poi la mancanza di visione strategica per quanto riguarda le catene di approvvigionamento. Sono questi gli elementi che balzano subito agli occhi, leggendo l’outlook di Moody’s dedicato all’Italia, dove le previsioni sull’evoluzione del sistema-paese sono negative. E se le società di rating cominciano a esprimere valutazioni di questo tipo, anche i mercati finanziari ci mettono nel mirino.
Financial Times: attacchi speculativi all’Italia
Ieri, nella sua edizione on-line, il Financial Times ha dedicato l’apertura all’Italia, con un report inquietante: “Gli hedge fund costruiscono la più grande scommessa contro il debito italiano dal 2008”. Citando dati forniti da Standard and Poor’s Global Market, il giornale finanziario britannico scrive che, solo in questo mese, gli speculatori internazionali hanno preso in prestito 39 miliardi di euro di titoli di Stato italiani. “La corsa degli investitori a scommettere contro l’Italia – prosegue l’articolo di FT – arriva mentre il Paese deve far fronte a crescenti venti economici contrari, per l’aumento dei prezzi del gas naturale, tagliato dalla Russia, e per un clima politico teso, con le elezioni che incombono a settembre”. Secondo Mark Dowding (BlueBay Asset Management) “l’Italia è il Paese più esposto alle variazioni del prezzo del gas”.
Rischio contrazione del Pil del 5%
È lo stesso autorevole parere del Fondo monetario internazionale, che recentemente, in uno studio pubblicato a luglio, ha previsto per l’Italia una contrazione del 5% del Pil in caso di embargo del gas russo. L’Italia, poi, viene ritenuta dai mercati fortemente dipendente dalle decisioni che verranno prese, a Francoforte, dal board della Banca centrale europea. In particolare, il rialzo dei tassi e la riduzione (o trasformazione) del quantitative easing, cioè il programma di acquisto di titoli del nostro debito pubblico, complicherà i rapporti finanziari tra Roma e l’Eurozona. Naturalmente dubbi e incertezze si riflettono, immediatamente, sui tassi. Il rendimento del debito decennale italiano, negli ultimi giorni, è salito fino al 3,7% e lo spread (definito il barometro della chiave di rischio) si è attestato sopra i 230 punti.
Scommettere contro l’Italia
Il problema, scrive ancora il Financial Times, è che speculare sul debito pubblico italiano resta un affare redditizio, specie se si considerano i 2, 3 trilioni di euro di titoli di Stato in circolazione. Certo, se poi una mano gliela dà anche la nostra politica, allora possiamo dire, con molta tristezza, che ormai l’economia di questo Paese è diventata come il totalizzatore ippico: non vince il cavallo, ma chi scommette.
Articolo di Piero Orteca pubblicato dalla redazione di
26 Agosto 2022
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