L’ULTIMO “UOMO DELLA BUCA” E IL SOGNO DELLA LIRICA IN AMAZZONIA DI FITZCARRALD

DI LIDANO GRASSUCCI

 

E’ morto in Brasile l’ultimo membro di un gruppo indigeno della foresta amazzonica che non aveva mai avuto contatti col mondo esterno. L’uomo, di cui non si sa il nome, negli ultimi 26 anni era rimasto in totale isolamento, ma era stato ribattezzato l’Uomo della buca, perché scavava buche profonde, in gran parte utilizzate per intrappolare gli animali o per nascondersi. Il corpo dell’uomo più solitario del mondo, e simbolo del genocidio indigeno, è stato trovato coperto di piume il 23 agosto, su un’amaca fuori dalla sua capanna di paglia. Sul cadavere non sono stati riscontrati segni di violenza e per questo si pensa che sia morto per cause naturali, all’età di 60 anni. L’uomo era l’ultimo di un gruppo indigeno che viveva nell’area di Tanaru, nello stato di Rondônia, al confine con la Bolivia. Si ritiene che la maggior parte della sua tribù sia stata uccisa già negli anni Settanta da allevatori che volevano espandere i loro pascoli. Nel 1995, sei dei restanti membri della sua tribù furono uccisi in un attacco da minatori illegali, rendendolo l’unico sopravvissuto. (ANSA)

Solo, senza nessuno con cui dire.. ehi come va? Senza nessuno a cui chiedere ehi che fa?

Senza una parola, senza parole, senza l’idea di cosa ci sia solo più in là. Lui è senza nome, ma nessuno lo voleva chiamare per nome. Chissà cosa hanno visto quegli occhi, quante notti ha visto mamma e papà che lo difendevano dagli orchi. Che freddo che fa.

Era l’ultimo, poi nulla. Fine e il mondo è finito.

C’era chi cercava Dio salendo su cime inviolate, in grotte celate e taceva per sempre a contemplare l’infinito.

Lui scavava buche, come fanno i solchi i contadini. Lui si nascondeva nelle buche come fanno i bambini. Lui guardava stupito ogni cosa oltre lui perché oltre lui non c’era il mondo ma un altro mondo, come noi a sbirciare Giove.

E’ morto tra le piume come se gli uccelli dal cielo volessero dirgli loro “ciao, ora va”.

Un uomo in Calabria era l’unico rimasto a parlare provenzale, intorno non lo capiva più nessuno, ma lui continuava il suo racconto al vento, il suo racconto senza gente. Il suo racconto di tanta gente che era stata ed ora… solo lui.

Diremo forse un giorno: “Ma se stava così bene”Avrà il marmo con l’angelo che spezza le cateneCoi soldi risparmiati un po’ perché non si sa maiUn po’ per abitudine: “eh, son sempre pronti i guai”Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti“Piacere”, “E’ mio”, “Son lieto”, “Eravate suoi parenti?”E a poco a poco andrà via dalla nostra mente pienaSoltanto un’impressione che ricorderemo appena

Francesco Guccini, il pensionato

Un uomo è morto solo nella foresta di Amazzonia, l’ultimo della sua gente, muto non perchè non avesse da dire ma perchè non c’era chi poteva ascoltare e capire e ridire, e disdire. Quell’uomo non aveva detto, ma non aveva ascoltato, ma aveva testimoniato che Dio sta nelle buche.

Ora che ci penso ci fu un uomo, lo definirono folle, che sapendo di uomini soli nella foresta, uomini senza amore, senza amici, senza guerra, senza fretta voleva portare lì la musica, inondare di musica la foresta. Carlos Fitzcarrald sognava la lirica nella foresta. Vi immaginate l’uomo delle buche che segue l’Aida

Celeste Aida, forma divinaMistico serto di luce e fiorDel mio pensiero tu sei reginaTu di mia vita sei lo splendor

Aida, Giuseppe Verdi

Che viene d’amor travolto lui che non ha chi amare ma il pensiero forte di essere amato?

Carlos Fitzcarrald fallisce nell’intento, al posto della musica arriva l’avidità dell’oro e l’uomo della buca rimane solo.

Poi dicono che la musica non può cambiare il mondo, l’uomo della buca avrebbe avuto un altro mondo con la gente intorno, per scegliere magari di fare l’eremita ma prima annunciando col canto

Il tuo bel cielo vorrei ridartiLe dolci brezze del patrio suolUn regal serto sul crin posartiErgerti un trono vicino al sol

Insomma avrebbe conosciuto anche lui l’amore.

Articolo di Lidano Grassucci, dalla Redazione de:

30 Agosto 2022