ZAPORIZHZHIA LA CENTRALE NUCLEARE INCUBO TRA ESERCITI IN GUERRA

DI ENNIO REMONDINO

 

 

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, trincea tra eserciti in guerra, rimasta isolata dalla rete elettrica ucraina, gigante nucleare europeo e azzardo di sei reattori da accudire e tenere in sicurezza. Ora lo scaricabarile tra le due parti con accuse incrociate e inverificabili usate come arma propagandistica. Sperando che a forza di alzare il livello delle provocazioni, non ci scappi l’errore fatale per l’Ucraina e per mezza Europa. Più e peggio di Chernobyl.
Al via la missione Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. I tecnici ieri sera a Kiev per ispezionare la centrale: la missione durerà da mercoledì a sabato.

I sei reattori della centrale nucleare di Zaporizhzhia visti dall’alto

Resoconto Ispi su fonti contrapposte

«La centrale nucleare di Zaporizhzhia è rimasta isolata dalla rete elettrica, facendo temere il peggio per i suoi reattori». Ad essere isolata è stata la rete ucraina non sotto controllo russo. «Per ora il pericolo è scampato», ma non si sa bene da cosa e perché. «A un passo da un disastro radioattivo» afferma il presidente ucraino Zelensky che evidentemente diventa fonte indiretta. E il blocco dell’energia alla parte ucraina, da severa azione di ritorsione, diventa effetto un irresponsabile bombardamento russo che ha danneggiato una centrale a carbone che rifornisce di energia l’impianto. «La Russia ha messo l’Ucraina e tutti gli europei a un passo da un disastro radioattivo…», ma è ancora e sempre Zelensky.

Versione russa con rilanci

Fonti ufficiali russe hanno però subito risposto incolpando l’Ucraina. In una telefonata con il presidente francese Macron, Putin aveva acconsentito a far ispezionare la struttura a ispettori delle Nazioni Unite che da domani saranno sul posto. Ma è da settimane che va avanti il rimpallo di responsabilità fra Russia e Ucraina, tenendo il mondo col fiato sospeso per paura di un incidente nella più grande centrale nucleare in Europa. E quanto accaduto lsa scorsa settimana, leggibile sempre in versioni contrapposte, ci dice comunque di un minaccioso uso politico militare di quella enormità nucleare creata sulla rive del Dniepr che non rassicura anche per la relativa credibilità di parti in guerra.

La ricostruzione di Limes

Dunque, per la prima volta in quarant’anni di attività (un po’ tanti, anche troppi), «I due reattori ancora funzionanti della centrale nucleare di Zaporižžja sono stati disconnessi dalla rete elettrica», denuncia l’ente nazionale per la produzione elettronucleare ucraina Energoatom. Dopo qualche ora la linea di alimentazione all’impianto è stata ripristinata, ma Energoatom riferisce su Telegram che tutte le unità elettriche della centrale restano ancora disconnesse dalla rete nazionale. Versione russa. Contrariamente a quanto affermato dalla compagnia di Stato, la sospensione dell’immissione in rete dell’energia è stata diretta conseguenza dei colpi d’artiglieria ucraini che hanno causato incendi di vegetazione e un corto circuito tale da generare vasti blackout nelle oblast’ di Kherson e Zaporižžja

«È implausibile che le Forze armate di Mosca abbiano bombardato un’area su cui vantano il controllo dal 4 marzo 2022», afferma Mirko Mussetti su Limes.

Sfide pericolose

Le perduranti schermaglie attorno alla centrale di Zaporižžja sollevano il problema dei rischi bellici, ambientali ed energetici, denunci a ancora Limes. «Il fatto che i reattori siano progettati per resistere all’impatto di un aereo di linea non cancella i rischi diretti o collaterali ai bombardamenti militari ravvicinati». E qui entrano in campo informazioni non a disposizione di tutti e conseguenti considerazioni politiche delicatissime. «La disinvoltura con cui le munizioni di origine occidentale vengono impiegate dal paese aggredito potrebbe indurre alcune cancellerie dell’Europa economicista a rallentare o sospendere le forniture militari a Kiev, come nel caso della Germania direttamente investita dalla crisi energetica».

Cerchiobottismo alla tedesca

La ministra degli Esteri Annalene Baerbock, verde e pacifista ma non troppo. «Vogliamo sostenere militarmente l’Ucraina con tutto ciò che abbiamo, ma purtroppo soffriamo di un’assoluta carenza di riserve. L’industria deve pertanto produrre materiali specifici per l’Ucraina». Tradotto, sempre Mirko Mussetti: «prima di infilare proiettili teutonici negli obici ucraini debbono essere ricostituiti i depositi tedeschi». Considerazione politica a seguire, «Un pronunciato rischio nucleare potrebbe indurre anche i “falchi verdi” a propendere per la sospensione temporanea del flusso di armi tedesche al fine di ridurre il rischio di danni ambientali irreversibili e schivare la complicità politica in un incidente alla centrale nucleare nella zona più fertile d’Ucraina».

Arma energetica per sottrazione

Altra possibile lettura dei fatti. «Mosca potrebbe optare per mantenere la disconnessione della centrale atomica dalla rete elettrica dell’Ucraina, allacciando l’impianto in via esclusiva alla rete della Crimea». Un po’ quello che Mosca sta facendo con il gas negato all’Europa. E in vista dell’inverno, il danno sarebbe insostenibile per una Kiev dipendente dal gas russo come il resto del continente ad ovest.

Un’Ucraina anche super armata da occidente e forse temibile sul campo di battaglia ma alle prese con un ormai prossimo inverno senza gas, senza l’elettricità nucleare di casa, e senza l’accesso al bacino carbonifero del Donbas. Ed è la fotografia strategica che ancora molti in occidente fanno finta di non vedere per non doverci fare i conti prima di allora.

Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di:

30 Agosto 2022

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ENNIO REMONDINO

Giornalista prima nella carta stampata, poi 40 anni di radio televisione, per finire col web. Inviato speciale al Tg1 tra terrorismo, trame e mafia, corrispondente estero Rai per ‘Europa centro sud orientale’ con sedi successive a Belgrado, Gerusalemme, Berlino e Istanbul. Reporter nelle guerre balcaniche, dall’assedio di Sarajevo ai bombardamenti Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, in Iraq, Medio Oriente, Afghanistan. Ora, ‘diversamente giovane’, Remocontro.it per non perdere il vizio.