GLI OCCHI DEL LUPO (Ricordi dei sedici anni…)

DI MASSIMO RIBAUDO

 

Adesso non so più scrivere. A sedici anni, scrivevo. Perché leggevo moltissimo.
Il mio Liceo era la terra politica di frontiera: Federazione Giovanile Comunista Italiana – FGCI – contro Fronte della Gioventù.
E non facevano nulla. Solo fascisti contro antifascisti (da operetta, ma poi a Genzano di Roma si scoprirono sia cellule neonaziste che Brigatiste rosse, quindi sotto la cenere covava la lava).

Preside democristiano che faceva il bello e il cattivo tempo, mentre figgicciotti e fascistelli cazzeggiavano, e qualche volta si menavano.
Raramente, perché a Genzano di Roma il PCI stava al 70%.

E allora mi inventai una mia lista: Schola Nova.
In latino: così mi diedero del fascista e mi giovò tantissimo.
Obiettivi: portare i maggiori poteri all’Assemblea dell’Istituto.
Decidere l’ORARIO SCOLASTICO. Il vero potere.
Autonomia nell’organizzazione di gite e attività extrascolastiche.

Vincemmo? Vincemmo. Prima volta che la FGCI arrivò seconda a un’elezione in quel Liceo. E i fascistelli erano contenti.

Poi, una volta, il Fronte della Gioventù organizzò uno sciopero di Istituto senza averlo prima comunicato. Avevano menato qualcuno a Roma, dei loro. La Polizia, per una volta, li aveva pestati ben bene.
E allora volevano manifestare solidarietà. Lezioni sospese.
E facce da manganellatori.

Io sono qui, ed entro”.
– Che voi fa?
“Entro in classe e si fa lezione”.

Il capo disse due parole.
“Lui, passa”.
E il camerata stupido: – Perché?
“Perché se non lo fai passare vai all’Ospedale. Ti sta guardando con la voglia di farlo. Di stringerti alla gola fino a che non stramazzi”.

Entrammo tutti.
Coi fascisti non ci vogliono gli occhi di tigre.
Ci vogliono quelli del lupo.
Solo allora, capiscono.