LA GARROTA DI ZELENSKY AI LAVORATORI UCRAINI

DI ANTONELLO TOMANELLI

 

Kiev, 17 agosto 2022. Ai coscritti ucraini che riusciranno a portare a casa la pelle dal fronte, li attende una amara sorpresa. Al dichiarato fine di garantire la sopravvivenza delle aziende duramente provate dagli effetti della guerra, nonché assicurare «una moderna gestione del personale», la Rada, il parlamento ucraino, su richiesta di Zelensky, approva una legge che si applicherà alle aziende che occupano fino a 250 dipendenti.

La legge n. 5371/2022 prevede che molti aspetti del rapporto di lavoro non saranno più regolati dalla contrattazione collettiva, ma a seguito di una piacevole conversazione privata tra lavoratore e datore di lavoro, il quale potrà imporgli fino a 12 ore giornaliere, deciderne la retribuzione, le ferie, la gestione di malattia, gravidanza e maternità. E comunicargli, con grande riluttanza, che in caso di licenziamento, i sindacati non potranno metterci becco, perché per legge potrà farlo come e quando vorrà.

Beninteso, la normativa viene considerata eccezionale, perché imposta dalla guerra scatenata dalla Federazione Russa. I lavoratori ucraini non devono preoccuparsi, perché tutto tornerà come prima non appena la guerra sarà finita, ossia quando la Russia si sarà ritirata dall’Ucraina e avrà restituito la Crimea. Dunque, una normativa destinata ad una breve vigenza, per le ragioni note a tutti.

Una delle chicche di questa normativa è rappresentata dalla introduzione del «contratto a zero ore». L’infelice definizione farebbe pensare ad un lavoratore pagato per non fare nulla. In realtà, indica che al lavoratore non è garantito un minimo di ore lavorative, quindi uno stipendio base. Concepito per guardare esclusivamente alle esigenze del datore di lavoro, nella esecuzione di questo strambo rapporto il lavoratore presta la propria attività solo quando glielo chiede il datore di lavoro, ossia quando ne ha bisogno. Nel tempo restante il lavoratore resta a casa, ovviamente senza vedere una grivnia.

Ma questo è niente. Guai se il lavoratore, nei periodi di parcheggio decisi ad arbitrio del datore di lavoro, si permettesse di lavorare altrove. Licenziato in tronco, se viene beccato. Il lavoratore deve essere a completa disposizione del padrone liberamente scelto. Una clausola di esclusività che fa del contratto a zero ore una bizzarra fusione tra contratto a chiamata e patto di non concorrenza.

I poveri sindacati ucraini, di fronte a tale scempio, non hanno potuto fare altro che storcere il naso: c’è la legge marziale in Ucraina; quindi chi manifesta o sciopera finisce dietro le sbarre.

 Corre voce che questa strage di diritti e garanzie dei lavoratori, Zelensky l’abbia fatta per attirare gli imprenditori stranieri. In effetti, parrebbe una ghiotta occasione per una bella delocalizzazione. Ma ammesso che un esercito di imprenditori stranieri decidesse di delocalizzare in Ucraina, chissà come la prenderebbero quei potentissimi oligarchi che hanno in mano l’economia del Paese, e che sono persino riusciti a “convincere” (l’eufemismo è d’obbligo) la Rada a emanare norme che operano fortissime restrizioni alle importazioni di merci in Ucraina.

 Se questa legge segna un passo avanti o un indietro tutta nel processo di adesione alla UE, chiedere alla Von Der Leyen.