DI ENNIO REMONDINO
L’intera Europa può precipitare davvero nel caos? La domanda che si pongono tutti, con poche risposte convincenti. Dal punto di vista energetico, i costi di energia elettrica, gas e derivati petroliferi a imprese e famiglie il caos è già tra noi, constata Michele Soldavini su Limes.
Per ora cambia soltanto il dosaggio della minaccia: da «moderata» è passata a livello di «medio», mentre Putin ora minaccia il livello «severo».
L’arma di Putin è davvero mortale?
Il gas russo è l’arma per punire l’Europa dell’appoggio all’Ucraina, infliggendole un trauma socioeconomico. Dalla decurtazione dei flussi via Nord Stream al disseccamento della direttrice ucraina, l’ammanco è ormai esteso. Ci abitueremo alla crisi? E l’intera Europa può precipitare davvero nel caos?
L’Italia elettrica peggio di tutti
«Il prezzo giornaliero dell’energia elettrica in Italia in questi primi sette mesi del 2022 è stato superiore in media del 426% allo stesso periodo degli ultimi nove anni». E scopriamo che l’Italia sconta alcuni nodi irrisolti: la configurazione della rete elettrica nazionale spesso obsoleta, la dislocazione sbilanciata della capacità rinnovabile, le necessità di import da Francia e Svizzera, la denuncia di Soldavini. «Anche se l’aumento esorbitante del costo dell’elettricità che compone e sorregge il nostro benessere acquisito quanto le nostre necessità di base coinvolge tutta l’Europa». Ma non è affatto vero che il “Mal comune” sia “mezzo gaudio”.
Tetto ai prezzi di petrolio e gas della Russia
I paesi del G7, ormai un club ristretto di schieramento occidentale, (Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Giappone) e l’Unione Europea hanno concordato di imporre un tetto massimo al prezzo del petrolio della Russia nel tentativo di colpire la capacità di Mosca di finanziare la guerra in Ucraina e soprattutto di colpire tutta l’economia europea già sull’orlo delle recessione. Ma un tetto economico, una sorta di embargo non lo fissa chi è pronto a comprare meno per punire rincari eccessivi?
G7 e Ue a colpi di altre sanzioni
Il ragionamento è quello della prova di forza. Fissare un tetto al prodotto altrui e punire chi eventualmente paga di più. Arzigogolo già difficile da pensare, peggio ad attuarlo moltiplicando contenziosi internazionali e nuove ipotetiche sanzioni. Comunque ne discuteranno i ministri dell’Economia nel Consiglio dell’Unione Europea presieduto dalla Repubblica Ceca del 9 settembre.
Riedizione della guerra fredda
«Le iniziative del G7 e dell’Ue in materia energetica contribuiscono al crescente disaccoppiamento geoeconomico delle sfere di influenza sul Vecchio Continente – Occidente e Russkij mir, il mondo russo, in una sorta di riedizione della guerra fredda», avverte Mirko Mussetti. Vero è che vicepremier russo Aleksandr Novak, ha subito annunciato l’interruzione delle forniture di petrolio e dei prodotti derivati ai paesi che decideranno di limitarne il prezzo. Col Cremlino che aggiunge, stesso trattamento per il gas della Federazione.
Boomerang industriale dell’Europa occidentale
Paesi di trasformazione come Italia e Germania subiranno il contraccolpo più duro a causa dello scarso accesso a materie prime essenziali – idrocarburi, minerali, derrate alimentari – degli accresciuti costi dell’energia e della riduzione delle quote di mercato verso «lo spazio di pertinenza geopolitica russa». In aggiunta all’inflazione galoppante che minaccia il benessere socio-economico della classe media europea.
Mosca con più riserve anche sociali
Mosca è ragionevolmente sicura di poter reggere il colpo delle sanzioni messe a punto a Washington e Bruxelles, grazie alle riserve accumulate e all’innalzamento dei prezzi a livello globale, valuta tra gli altri Limes. Meno petrolio a gas venduti e più soldi incassati, il paradosso. Almeno per tutto il prossimo anno, poche conseguenza sociali e far muovere la piazze certamente non libere e mobilitabili come quelle occidentali.
Russia diplomatica e mondo non occidentale
«La diplomazia moscovita usa la crisi energetica, stipulando accordi con i paesi Brics+ votati alla produzione di materie prime e con i paesi Opec+ per il contingentamento della produzione petrolifera». E subito l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha deciso di ridurre la produzione di 100 mila barili al giorno a partire dal 1° ottobre 2022, alle porte della stagione fredda dell’emisfero nord quando s’impenna la richiesta di idrocarburi.
Vantaggio russo limitati nel tempo
«Le previsioni e le iniziative di Mosca sono sensate, ma tengono conto di una prospettiva temporale limitata», l’analisi di Mussetti. «La perdita dell’accesso alla tecnologia occidentale potrebbe alla lunga danneggiare anche i pochi ma strategici settori di eccellenza russa (industria spaziale, armamenti) e generare insoddisfazione nella popolazione più giovane che anela a stili di vita più agiati».
Sempre più Cina
Per non perdere terreno rispetto ad altre potenze e per soddisfare le esigenze di parte del suo popolo, la Russia dovrà importare beni di consumo e tecnologia di rilievo dalla Cina. La Cina non solo come “fabbrica del mondo”, ma anche il “magazzino del pianeta”. E come tale già si comporta. Citato con dovuto rilievo quanto già svelato da Remocontro giorni addietro (https://www.remocontro.it/2022/09/03/il-gas-russo-travestito-da-cinese/).
Il gas russo travestito da cinese
Gran parte del gas liquefatto importato dall’Europa nelle ultime settimane proviene dalla Cina, sebbene Pechino non ne sia produttore. Si tratta evidentemente di gas triangolato proveniente da mercati cui sono applicate restrizioni, come la Russia appunto.
Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di
6 Settembre 2022
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