GUERRA DI BUGIE AD ESAURIMENTO DI VITE E ARMAMENTI

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Dal Pentagono nei giorni scorsi “cauto ottimismo” sulle operazioni ucraine le cui formazioni militari «hanno compiuto alcuni movimenti in avanti, e (…) che in alcuni casi le unità russe hanno ripiegato». Un modo per non dire esplicitamente che la controffensiva ucraina a Kherson è di fatto fallita e sta esaltando le criticità delle forze contrapposte.

Nessuna possibile “spallata decisiva”

In assenza di una spallata decisiva ucraina o di un contrattacco in forze russo, la battaglia di Kherson potrebbe durare settimane e secondo l’analisi pubblicata dal Wall Street Journal, la controffensiva comporterà per gli ucraini un prezzo elevato di uomini e mezzi a prescindere dall’esito conclusivo comunque non risolutivo per ciascun contendente.

Armi e combattenti

Mosca continua ad arruolare volontari in tutta la vastissima nazione russa mentre una bozza di decreto presidenziale messa a punto dal ministero della Difesa di Mosca promette ai veterani l’assegnazione gratuita di appezzamenti di terreno in Crimea e nella regione di Mosca. Come per le legioni imperiali romane. Kiev –stesso problema-, ha arruolato anche giovanissimi e anziani, con i primi inviati al fronte con pochi giorni di addestramento, e si vede.

Le donne ucraine alla leva

Secondo l’edizione ucraina del portale Suspilne, da ottobre le donne ucraine che sono ritenute idonee al servizio militare non potranno lasciare il Paese perché reclutabili, finché resta in vigore la legge marziale. Una questione di “eguaglianza di genere” modello Nato, la decisione di Kiev a mostrare la necessità di allargare il reclutamento della leva alle donne per colmare le perdite subite e alimentare lo sforzo bellico.

Tante armi, ma le “risorse umane”?

Del rischio di esaurimento delle risorse umane ucraine in guerra si è occupato nei giorni scorsi un articolo di Joshua C. Huminski, direttore del Mike Rogers Center for Intelligence & Global Affairs, che su The Hill ha affrontato anche il tema della sostenibilità nel tempo del supporto dell’Occidente a Kiev e come riporta Analisi Difesa. E qui si entra nel delicatissimo argomento umano oltre che militare della vittime di una guerra che scopriremo, con costi umani altissimi.

Perdite: il balletto delle cifre

Impossibile di fatto avere un dato credibile sui caduti in oltre sei mesi di guerra. I bilanci dei belligeranti già in partenza strumentali, a sottrazione delle proprie perdite, e a moltiplicazione di quelle inflitte. I russi non forniscono numeri né sui propri caduti né sulle perdite inflitte, enunciate solo occasionalmente su singole giornate o situazioni. Kiev invece aggiorna ogni 24 ore il numero di russi uccisi, ormai prossimo a 50 mila: per la precisione 49.800 secondo i dati resi noti da Kiev la mattina del 5 settembre.

La Cia rettifica e ridimensione

A metà luglio il direttore della CIA, William Burns, riferì stime dell’intelligence statunitense. “Circa 15.000 morti tra le forze russe, e forse il triplo di feriti”. Ovviamente la parte politica Usa cavalca a sua volta il moltiplicatore facendo somma tra morti e feriti. Tra i 70.000 e gli 80.000 diceva un mese fa il sottosegretario alla Difesa, Colin Kah.

La sottrazione di parte ucraina

A giugno il consigliere alla presidenza, disse alla BBC che ogni giorno morivano tra i 100 e i 200 soldati ucraini e poco dopo il presidente Zelensky denunciava perdite fino a 60-100 morti e 500 feriti al giorno. Ma in un documento del generale Zaluzhny, i dati veri sono molto più drammatici: al 1° agosto solo le forze armate avrebbero avuto 76.640 caduti, 42.704 feriti, 7.244 prigionieri e 2.816 dispersi mentre 1.610 sarebbero morti per cause diverse dal combattimento.

Guardia nazionale e civili mobilitati

Il documento non contiene i dati sulle perdite subite dalla Guardia Nazionale, dalle unità di difesa territoriale, i civili armati, dal Servizio di sicurezza interno (SBU) e dalle Guardie di Frontiera. Lo stesso rapporto riferiva di un incremento di diserzioni e di suicidi tra i militari, di gravi carenze nella logistica di mezzi corazzati, artiglieria e materiali di consumo oltre a personale militare demoralizzato, poco addestrato e non qualificato.

Rapporto segreto Unione europea

Esiste un rapporto segreto presentato alla Commissione Europea a luglio redatto dai servizi di intelligence di Stati Uniti, Germania, Polonia e Gran Bretagna, in cui si rilevavano perdite complessive tra tutte le forze combattenti ucraine pari a circa 212mila uomini tra morti, feriti e dispersi.

Arsenali svuotati

La guerra ormai oltre al sesto mese deve contabilizzare anche le perdite in armamenti, tutti costosissimi e spesso sofisticati. Con altri dati certamente bugiardi. Gli ucraini rivendicano di aver distrutto 2.068 carri armati, 4.459 mezzi corazzati, 1.157 sistemi d’artiglieria, 294 lanciarazzi multipli, 156 sistemi di difesa antiaerea, 236 aerei, 206 elicotteri, 867 velivoli senza pilota e 15 unità navali. Ecatombe dell’apparto militare russo per vecchio e inefficiente che sia realmente.

Armi ucraine Usa-Nato

Il 4 settembre Mosca replica con il bilancio delle perdite inflitte agli ucraini: 4.804 carri armati e veicoli corazzati da combattimento, 372 sistemi missilistici antiaerei, 824 veicoli lanciarazzi campali multipli, 3.367 cannoni, obici e mortai, 5.726 veicoli, 289 aerei, 151 elicotteri e 1.872 velivoli senza pilota. Come per le perdite in vite umane anche su mezzi e armamenti diversi osservatori si chiedono quanto possa essere sostenibile un simile sforzo bellico.

Munizioni e altri proiettili

Il sito d’informazione indipendente russo The Insider, valuta che la Russia potrebbe esaurire missili guidati e proiettili di artiglieria entro la fine dell’anno, con difficoltà anche nelle manutenzioni di veicoli corazzati e velivoli. Secondo l’articolo, che esamina anche i consumi di munizioni finora registrati, a causa delle sanzioni occidentali la Russia potrebbe avere problemi per ricostituire le scorte in esaurimento. E Mosca ha disposto l’apertura di due nuove fabbriche per la riparazione di veicoli corazzati.

Sistema missilistico antiaerei S-300

Le difficoltà russe sembrerebbero confermate dal ritiro dalla Siria di una batteria del sistema missilistico antiaerei S-300. Lo hanno riportato i media panarabi che citano la società israeliana Imagesat International che ha pubblicato immagini che mostrano la rimozione del sistema S-300 vicino alla città di Masyaf, nel nord-ovest della Siria, dove era dispiegato da alcuni anni. La batteria missilistica è stata trasferita nel porto di Tartus per il rimpatrio diretto al porto di Novorossijsk, sul Mar Nero.

Guerra più lunga del previsto

«Il problema del consumo bellico dei materiali, dell’usura dei mezzi e delle armi e delle limitate scorte di munizioni è emerso anche in alcuni report ai parlamenti in Francia e Germania (in Italia il tema non viene pubblicizzato), dove il conflitto ucraino ha messo in luce la limitata disponibilità di munizioni e la necessità di stanziare miliardi e attendere non meno di tre/cinque anni per costituire riserve adeguate a far fronte a un conflitto convenzionale», scrive Gianandrea Gaiani.

La ministra tedesca

Il 30 agosto la ministra della Difesa tedesca, Christine Lambrecht, ha ammesso di non vedere molte altre possibilità di inviare armi in Ucraina direttamente dalle riserve dell’Esercito tedesco. Questo significa che, in futuro, la gran parte delle spedizioni militari tedesche per l’Ucraina saranno coperte dall’industria della Difesa, quindi con tempistiche più lunghe rese necessarie dai tempi di produzione, test e consegna e dalle limitate capacità produttive

Anche il gigante armato Usa stenta

Difficoltà di questa genera anche negli Stati Uniti. A fine agosto il Wall Street Journal ha intervistato fonti militari che temono che i continui invii di armi a Kiev possano compromettere la prontezza delle forze armate statunitensi a causa dell’esaurimento delle scorte di alcune tipologie di munizioni il cui ripristino procede a rilento. In particolare razzi campali per i lanciarazzi HIMARS, 800 mila proiettili da 155 mm per gli obici M777, munizioni circuitanti e armi anticarro.

Il Pentagono tace e rinnova gli arsenali

Il Pentagono non ha ovviamente voluto riferire dettagli, ma un ufficiale citato dal WSJ protetto da anonimato ha rivelato che nelle ultime settimane la quantità di proiettili da 155mm negli arsenali Usa è diventata “sgradevolmente bassa” e che il livello attuale non è ritenuto critico solamente perché gli Stati Uniti non sono attualmente impegnati in conflitti terrestri “di entità significativa”. Ma non si sa mai, viste certe tentazioni a Taiwan.

America, gigantesco arsenale

L’US Army ha chiesto al Congresso 500 milioni di dollari all’anno per potenziare la capacità di produzione di munizioni e il Capo di stato maggiore congiunto delle forze armate, generale Mark Milley, ha ordinato dati mensili sullo stato degli arsenali. L’Occidente non americano non ha finora strutturato la sua prodizione militare per le esigenze belliche come probabilmente ha fatto chi la guerra in Ucraina in qualche modo la stava preparando o la temeva.

Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di

7 Settembre 2022

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ENNIO REMONDINO

Giornalista prima nella carta stampata, poi 40 anni di radio televisione, per finire col web. Inviato speciale al Tg1 tra terrorismo, trame e mafia, corrispondente estero Rai per ‘Europa centro sud orientale’ con sedi successive a Belgrado, Gerusalemme, Berlino e Istanbul. Reporter nelle guerre balcaniche, dall’assedio di Sarajevo ai bombardamenti Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, in Iraq, Medio Oriente, Afghanistan. Ora, ‘diversamente giovane’, Remocontro.it per non perdere il vizio.