PSICOLOGIA DELL’ETERNO RICORSO DI ZACCHEO E DELLA “RESISTENZA” DI COLETTA

DI LIDANO GRASSUCCI

 

In questi giorni seguo mille cose pubbliche, prima di tutte la vicenda politica di Latina. Ricorsi, voti, ricorsi e voti. Una serie infinita. Vincenzo Zaccheo contro Damiano Coletta sta diventando un incubo collettivo, una storia infinita. Ogni cosa deve evolvere se si ripete.

In Groundhog Day, film americano diretto da Harold Ramis, interpretato da Bill Murray  e Andie MacDowell. Il protagonista si sveglia sempre nel medesimo giorno. Un loop temporale che dopo un poco si fa angoscia, inutile angoscia.

Certo va letto anche in ragione dei protagonisti, Vincenzo Zaccheo e Damiano Coletta. Il primo non può perdere, il secondo non riesce a stravincere. Ciascuno carica su un voto una vita e va detto, Zaccheo molto di più.

Zaccheo è stato sindaco, consigliere regionale, deputato, consigliere comunale. Ha una carriera da protagonista con il consenso a volte anche straripante, ora ridursi a chiedere la scena con le carte bollate è triste. Ad entrare in scena è facile ad uscirne è grandezza.

Damiano Coletta deve evidenziare una superiorità etica che non serve dovendo lui fare il sindaco e non il guidatore di anime.

Ogni cosa che viviamo ci riguarda, ci deve riguardare e penso che umanamente anche io vorrei essere ciò che non sono e vorrei riscattarmi da qualche torto subito. Ma questo appartiene ad una sfera privata che ci deve portate all’eremo, alla scoperta della nostra anima negli angoli che una vita, presa di fretta, ci ha impedito di fare.

Mio zio Mario raccontava all’infinito della guerra in trincea, ci faceva lunghissimi e dettagliati racconti a  noi che la prima volta lo pensammo eroe, la seconda ardimentoso, la terza utile per conoscere la storia del mondo prima di noi, alla quarta ci parve un poco noioso. E spesso mi ritrovo a raccontare io stesso per la quarta volta mie storie e vedo gli astanti guardarmi con un pietas che la mia storia non meriterebbe, ma la mia ripetitività giustifica.

Ogni tempo ha la sua rosa, ogni rosa ha il suo tempo ma la rosa va coltivata, recisa per tenere in vita la pianta non va pensata mai tal quale.

Siamo nel 2022, io mi sono iscritti alla federazione giovanile socialista nel 1976, 46 anni fa, da allora tutto è mutato ed ogni giorno è stato diverso e non ho fatto ricorso contro il tempo, non ho chiesto il ballottaggio del mio vivere, perché è un altro tempo e non è tempo mio.

Ho voluto bene a Zio Mario ma al suo quinto raccontare la medesima cosa, sono uscito a giocare e amo la storia, la prima guerra mondiale, ma era passata. Semplicemente passata e al Tar non portano indietro gli orologi.

Articolo di Lidano Grassucci, dalla Redazione de

7 Settembre 2022