LA GUERRA È FINITA?

DI ALFREDO FACCHINI

REDAZIONE

 

Fermi tutti la guerra è finita.

No? Non ancora. Ma presto i cosacchi ucraini scorrazzeranno con i loro cavalli nella Piazza Rossa.

È questa l’impressione che si ricava leggendo i bollettini di guerra compilati dai corrispondenti dal fronte Occidentale.

I fatti

Le truppe ucraine continuano ad avanzare nella regione orientale di Kharkiv, dove hanno riconquistato, secondo fonti di Kiev, tremila chilometri quadrati e una quarantina di villaggi. I russi si sono ritirati senza combattere. Un’offensiva troppo semplice, una ritirata troppo precipitosa. Gli esperti militari di mezzo mondo s’interrogano.

Ora chi non è ottenebrato dalla febbre della propaganda, sa perfettamente che le sorti del conflitto non sono irreversibilmente girate a favore di Kiev.

Non è una partita di biliardino con i giocatori fissi sulle stecche. Più i soldati ucraini avanzano, più le linee di rifornimento si allungano e possono essere contrattaccate. Ma soprattutto la controffensiva ucraina rischia di innescare una nuova e più cruenta escalation, con Mosca che torna alla tattica dei bombardamenti a tappeto nelle città.

E un Putin alle corde può avere ripercussioni disperate, come il ricorso ad armi chimiche o a bombe nucleari tattiche.

È superfluo forse rammentare, Sun Tzu, nell’arte della guerra, che avvertiva di non umiliare il nemico quando è più forte, altrimenti diventa molto più pericoloso.

La prima rappresaglia non si è fatta attendere. È blackout totale nell’est dell’Ucraina. Lo ha rivelato lo stesso presidente, Volodymyr Zelensky, che ha accusato Mosca di aver bloccato le forniture elettriche. Le interruzioni hanno riguardato anche gli approvvigionamenti idrici, nella città di Kharkiv e in altre zone del Paese. Segnalazioni analoghe sono giunte dai centri urbani di Sumy, Dnipropetrovsk, Poltava, Zaporizhzhia e Odessa.

Qui l’unica cosa certa è che la guerra continuerò a lungo.

«Non possiamo discutere niente con la Russia finché non se ne va» ha detto ieri Zelensky. «Al momento il Cremlino non vede alcuna possibilità di negoziati con l’Ucraina», gli ha fatto eco da Mosca il portavoce, Dmitry Peskov.

Ieri intanto è andato in scena il face to face tra la leader dei fascisti d’Italia, Giorgia Meloni e il segretario del Partito di Draghi, Enrico Letta.

Sul capitolo della guerra, Meloni & Letta non hanno nascosto di essere culo e camicia quando c’è da mettere il dito sul grilletto.

Letta: «Siamo tenacemente a favore della resistenza ucraina. Siamo atlantisti e europeisti da sempre. Le sanzioni sono l’unico modo per fermare i russi».

Meloni: «Non abbiamo avuto alcuna titubanza a schierarci contro l’invasione russa. Voi in coalizione avete Fratoianni che vuole fermare subito l’invio delle armi».

Letta: «Noi non faremo un governo con Bonelli e Fratoianni, è solo un’alleanza elettorale».

Anche il “baciasalami” assicura che il sostegno militare a Kiev continuerà anche con un governo di centrodestra: «Il sostegno all’Ucraina? Lo abbiamo già fatto – giura Salvini – e continueremo a farlo».

Mentre, Conte, alla luce dei successi militari dell’esercito di Kiev, si dice «orgoglioso della controffensiva ucraina». Ma sull’invio di nuove armi ribadisce il no del Movimento.

Generazione di fenomeni.