DA REDAZIONE
Controffensiva dello spionaggio Usa sulle accuse di interferenze politiche americane e Nato sull’Ucraina, tra Maidan e il Donbass, molti anni prima della guerra attuale. Trecento milioni di “aiuti” a politici di 20 Paesi.
Poi la vera controffensiva di Kiev nell’oblast’ di Kharkiv e nella regione di Kherson, che sta mettendo in difficoltà le truppe della Russia. Ma Biden frena sui facili entusiasmi: «Con la controffensiva progressi significativi, ma il cammino sarà ancora lungo».

La controffensiva dello spionaggio Usa
La Russia che da sempre e non da sola denuncia la interferenze occidentali sulla politica interna ucraina per favorirne la sua svolta anti russa e filo occidentale, ora subisce il contrattacco diretto dello spionaggio statunitense. Dal 2014, anno dell’occupazione della Crimea, Mosca avrebbe trasferito segretamente oltre 300 milioni di dollari a partiti politici, dirigenti e politici stranieri di oltre una ventina di Paesi per esercitare il suo “soft power”. E queste non sarebbero che “cifre minime” rispetto a quelle che probabilmente Mosca ha speso in questa attività, riferisce l’Ansa. Ma la clamorosa partita politico-spionistica appena aperta mira all’attualità e al più vicino e difficile futuro. La sorte della sanzioni che stanno per rimbalzare su una tremante Europa invernale. Ed ecco la trama russa, “mezzi di influenza coperta”, per tentare di minare le sanzioni internazionali per la guerra in Ucraina. Il dubbio preventivo sui molti e legittimi dubbi ora infangati dal sospetto.
Segreti e rivelazioni decisamente “insoliti”
A rivelarlo è stato un alto funzionario dell’amministrazione Biden mentre -con una mossa decisamente inusuale-, il Dipartimento di Stato rendeva noto un cable inviato dal segretario di Stato Antony Blinken a numerose ambasciate e consolati Usa all’estero, molti dei quali in Europa, Africa e Asia del sud, manifestando le preoccupazioni americane. Il “cable”, classificato come “sensibile” ma non classificato, contiene una serie di “talking point”, di indicazioni che i diplomatici Usa dovranno sollevare con i governi che li ospitano su una supposta interferenza russa. Informazioni declassificate che erano già state condivise con i governi dei Paesi alleati coinvolti. Fatti noti a chi doveva che qualcuno ha deciso di far diventare notizie.
Timori e imbarazzi in Europa
La mossa ha seminato il panico soprattutto in Europa –annota ancora l’Ansa-, ed è piombata come una possibile “September surprise”, alla vigilia delle elezioni legislative italiane, dove parte del dibattito politico riguarda da vicino le sanzioni occidentali e la contro sanzioni energetiche russe, e i loro temuti effetti sull’economia e sulle condizioni di vita di tutti noi. L’informativa spionistica non indica specifici “target” russi. E non nemmeno la prima volta che l’intelligence Usa denuncia una campagna di influenza a suon di finanziamenti sui partiti nazionalisti, anti europei e di estrema destra che rappresentano circa il 20% del Parlamento europeo.
The Telegraph
Secondo un articolo apparso nel 2016 sul quotidiano inglese Telegraph, le agenzie di intelligence americane avevano raccolto informazioni che dimostrerebbero come il Cremlino stesse condizionando alcuni partiti politici in Europa. Alla “National Intelligence” guidata allora da James Clapper, il Congresso americano aveva assegnato l’incarico di controllare i finanziamenti russi degli ultimi 10 anni ai partiti europei, missione tuttora in corso. Anche allora non trapelarono i nomi dei partiti coinvolti ma nel mirino dei media finirono forze politiche in Francia, Paesi Bassi, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca e Italia, con la Lega di Matteo Salvini che all’epoca negò ogni coinvolgimento, e che ora minaccia querele rispetto alle nuove rivelazioni.
Euroscettici
Il legame tra la Russia e i movimenti euroscettici è materia di studio da tempo, tra ipotesi e smentite. Nel 2013 il “Centro di Intelligence Euroasiatica” ha pubblicato una lista di partiti anti europei, con tendenze xenofobe e anti liberali, che intrattengono rapporti con Mosca. Nell’elenco ci sono l’Ukip (Regno Unito), in epoca Brexit, AfD e il Partito Nazionale Democratico (Germania), Jobbik (Ungheria), Alba Dorata (Grecia) e il Front National (Francia) di Marine Le Pen, quest’ultima costretta nell’ultima campagna elettorale a gettare più di un milione di copie stampate – ma non ancora distribuite – di un dépliant elettorale che la ritraeva stringere la mano a Vladimir Putin.
Lo scandalo Austria, ma fu truffa
Un caso clamoroso si verificò nel 2019 in Austria quando il quotidiano Der Spiegel pubblicò un video risalente a due anni prima, che riportava la conversazione tra Heinz-Christian Strache – leader del partito di estrema destra – e la falsa nipote truffatrice di un oligarca russo, sul finanziamento e il supporto mediatico della campagna elettorale in cambio di appalti pubblici: uno scandalo che portò alla sfiducia del governo – di cui Strache era vice cancelliere – e a nuove elezioni.
Il Parlamento Ue vieta il vietato
Il 10 marzo scorso il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che vieta le ingerenze straniere nella politica europea, mettendo nel mirino i finanziamenti da parte della Russia (ma anche della Cina). Ci sono tuttavia lacune legislative in un terzo degli stati dell’Unione a permettere questa pratica mentre dove è previsto il divieto ci sono alcune scappatoie che rendono possibile il trasferimento di fondi, mascherandone l’origine.
Articolo della Redazione di
14 Settembre 2022