DI DOMENICO TIZIANI
Da alcuni giorni l’Armenia è sotto attacco da parte dell’Azerbaijan, non nella regione contesa del Nagorno Karabakh, ma sul territorio armeno, con bombardamenti che hanno provocato molte vittime civili.
L’Azerbaijan è una dittatura guidata dalla petro-dinastia, nel senso che basa il suo potere dai proventi dell’esportazione di petrolio, prima il padre, ora il figlio, degli Alijev che l’Economist colloca al 142 posto su 167 paesi per rispetto dei diritti democratici, gli oppositori sono incarcerati e perseguitati.
L’Azerbaijan è un fedele alleato della Ue la cui presidente Van der Leyen si è recata a Baku a luglio per incrementare del 30% l’importazione di petrolio da quel paese.
L’Italia non è stata da meno tanto che una delegazione guidata da Di Maio si è recata a Baku ad aprile a rendere omaggio al dittatore azero e a stringere accordi commerciali.
L’Armenia, abitata da un popolo sempre perseguitato, è la fotografia perfetta dell’ipocrisia dei paesi occidentali che distinguono tra aggressori meritevoli di sanzioni e aggressori che hanno il sostegno, armi, finanziamenti per attaccare altri stati e altri popoli.