DI ENNIO REMONDINO
Facciamo un po’ di conti. Da ieri a Samarcanda, in Uzbekistan, il vertice dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, la “Sco”. Un elenco di assaggio perché la struttura cresce: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, India, Pakistan. Partecipano in qualità di paesi osservatori o compagni di dialogo anche Mongolia, Iran, Turchia e Azerbaigian. Tra i temi sul tavolo della presidenza anche l’allargamento del forum ad altre nazioni, l’Iran in prima fila, e l’assegnazione dello status di osservatore a nuovi paesi: Egitto, Qatar, Bahrein, Maldive. Quanti amici disinteressato ha tra gli “Shanghai” l’Occidente. E l’Europa in quale carta geografica la possono trovare?
“Fronte antioccidentale”
Il vertice in un’atmosfera da “fronte antioccidentale” aveva avvertito Pierre Haski, France Inter. «La partecipazione di Putin, in piena guerra ucraina, del presidente iraniano Raisi, impegnato in un braccio di ferro sul programma nucleare, del capo di stato turco Erdoğan, membro della Nato ma cavaliere solitario nelle sue avventure diplomatico-militari, e del primo ministro indiano Modi, che sull’Ucraina ha preso le distanze dagli occidentali». Internazionale rilancia e ora, anche la stampa tutta casa e bottega elettorale, almeno in parte, dà qualche segno di attenzione/preoccupazione.
L’Occidente non comanda più il mondo
«Il primo obiettivo del vertice è quello di dimostrare che nel mondo attuale gli anatemi e le sanzioni dell’occidente non sono sufficienti per isolare un paese». Forse solo Ursola von der Layen crede ancora nella sacralità e nel diritto delle sanzioni di decisione occidentale a difesa di “alti principi” che di fatto non regolano spesso i rapporti internazionali delle convenienze. Non sono affatto d’accordo i rappresentanti del 41 per cento della popolazione mondiale e del 24 per cento della ricchezza planetaria oggi a Samarcanda.
Possibili posizioni comuni verso Usa e nano Europa?
L’obiettivo ambizioso di questo vertice, definire posizioni comuni in un momento di crisi acuta, segnato dalla guerra russa in Ucraina e dalle tensioni sino-americane, soprattutto a proposito di Taiwan. Elemento condiviso, rimettere in discussione il presunto dominio occidentale sul mondo. Ovviamente gli interessi dei paesi coinvolti non sempre coincidono, a cominciare dall’ambiguità del rapporto tra Cina e Russia. I mezzi d’informazione cinesi descrivono l’Organizzazione l’ambiente giusto in cui definire «forme alternative di organizzazione del mondo e perfino nuove forme di civilizzazione umana». E si torna al presunto dominio occidentale sul mondo.
La diplomazia bilaterale e la partite aperte
«Più determinante la diplomazia bilaterale di corridoio che le dichiarazioni multilaterali di facciata», la premessa di Mirko Mussetti su Limes. Incontri a latere per mercanteggiare su importanti dossier, ma ancor di più per tentare di sanare fratture odierne e le rivalità storiche. Allo stesso tavolo i nemici giurati India e Pakistan, le potenze demografiche rivali India e Cina, i concorrenti mediorientali Turchia e Iran, gli “amici senza limiti” ma con molti reciproci dubbi, Russia e Cina. E la partite in campo sono complesse e infinite, legate da un solo intento: l’escludere o quantomeno ridurre la prepotenza occidentale.
La nuova mappa energetica del mondo
La realizzazione del nuovo gasdotto Power of Siberia 2 attraverso la Mongolia permetterebbe alla Federazione di riorientare in Estremo Oriente gran parte delle forniture di gas oggi destinate all’Europa, mentre costituirebbe per la Repubblica Popolare un primo passo verso le sterminate ricchezze siberiane in via quasi esclusiva –“paesi ostili” occidentali sanzionati-, e a prezzi vantaggiosi. Secondo i calcoli di Mosca, l’impiego prioritario delle rispettive valute (rubli e yuan) contribuirebbe anche alla de-dollarizzazione accelerata dei mercati mondiali.
L’India di Modi tra Mosca e Pechino
In questo schema si inserisce anche l’India, il cui premier Narendra Modi è impegnato in colloqui sulla cooperazione monetaria (rubli-rupie) e militare con la Russia, segnala Mirko Mussetti. Delhi teme Pechino e per questo dialoga intensamente con Mosca, nonostante l’evidente irritazione di Washington. D’altro canto, per la Russia l’India costituisce un naturale contrappeso alla temuta potenza cinese. Ma nulla e liscio né scontato, e ovviamente la tacita intesa tra Cina e Pakistan per la creazione di un corridoio terrestre che colleghi “l’impero del Centro” all’Oceano Indiano spaventa Delhi.
Intreccio di dialoghi e contraddizioni
In questo fitto intreccio di interessi contrapposti si infila la Turchia, pronta a tutto e al contrario di tutto per di strappare importanti margini geopolitici per consolidare la propria influenza tra i paesi turcofoni dell’Asia Centrale, sottolinea Limes. «Magari persino mediando tra l’iranico Tagikistan e il turcico Kirghizistan, paesi membri Sco impegnati anche in questi giorni in letali schermaglie di confine». Tra Russia e Turchia, innumerevoli i dossier aperti, dalle forniture energetiche, alle mire turche in Siria. Ora, attualità strettissima le nuove turbolenze caucasiche Armenia-Azerbaijan. https://www.remocontro.it/2022/09/15/dallucraina-al-caucaso-riflessi-dellattuale-debolezza-russa-armenia-azerbaijan-si-ricomincia/
Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di
16 Settembre 2022