DI PIERO ORTECA
Il Regno Unito rappresenta, specie in questo momento, un’eccellente “cavia” economica e politica per il resto dell’Europa. I suoi indicatori, a partire dall’inflazione, il suo isolamento (dopo la Brexit) e la scadente qualità dell’attuale governance, a nostro avviso, ne fanno il “grande malato” del Vecchio Continente.
Se sprofonda la Sterlina simbolo
Ieri, il suo “termometro” finanziario più significativo, la sterlina, come scrivono i quotidiani più autorevoli, “è sprofondata al livello più basso dal 1985, mentre aumentano i timori di recessione”. Attenzione: parliamo di un sistema-paese per il quale uno studio di Citigroup ha ipotizzato, ai trend attuali, un’inflazione superiore al 18% per la prossima primavera. A essere ottimisti, un doloroso presagio, mentre, a fare i realisti, una catastrofe annunciata. La domanda interna, a cominciare dalle vendite al dettaglio, secondo l’Office for National Statistics, in percentuale è diminuita tre volte più del previsto. L’ONS ha affermato che “l’aumento dei prezzi e del costo della vita sta influenzando i volumi di vendita”.
Scenario da film horror
Insomma, per essere chiari, la nuova premier, Liz Truss, battezza il suo nuovo governo in uno scenario da film economico horror: inflazione alle stelle (oltre il 10%) e recessione dietro la porta, con la prospettiva di un sistema produttivo mummificato. Ma siccome, in politica, il futuro è oggi, di ieri non si ricorda più nessuno e “del doman non c’è certezza”, Lady Truss ha pensato di mollare l’appeal conservatore british, troppo rigido e bacchettone. E si è travestita da pasionaria sudamericana, una peronista “descamisada”, gettando nel caminetto tutti i sacri testi di economia politica che (forse) non aveva mai letto, nemmeno al Merton College di Oxford. Che vogliamo dire? Che di fronte alla spaventosa crisi economica, ha pensato di spendere e spandere. A quanto pare, sulla carta e senza copertura. Ora, non è sbagliato in sé il principio del “deficit spending”. Anzi. Ma può essere pericoloso, se hai livelli d’inflazione che costringono la tua Banca centrale ad alzare i tassi un giorno si e l’altro pure. E se poi cerchi di rianimare la tua economia, a tutti i costi, quando l’intero pianeta (rapporto di ieri della World Bank) sta andando in recessione, a chi li vendi i tuoi prodotti, se in patria la domanda crolla e all’estero fanno la fame?
Bocca aperta anche laburista
Ma la Truss va avanti imperterrita, guardata a bocca aperta anche dalla stampa laburista, come il Guardian. Ma soprattutto osservata speciale dal board della “Banca d’Inghilterra”, che lotta con le unghie e con i denti, da oltre un anno, contro un’inflazione mortale, e che ora deve ritrovarsi tra i piedi una premier che, almeno in campo economico, si muove come un elefante in un negozio di cristallerie. Con la situazione di partenza micidiale che vi abbiamo descritto, Lady Truss e il nuovo Cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, hanno “studiato” un piano di intervento energetico che costerà agli inglesi più della battaglia della Somme e dello sbarco di Gallipoli messi assieme. Loro dicono 150 miliardi, ma alcuni analisti fanno arrivare la pezza, necessaria a tappare il buco energetico, fino a quasi 200 miliardi di sterline.
200 miliardi di sterline all’azzardo
Il piano, sinceramente, è raffazzonato. Anzi, scusate la brutalità, è proprio scritto con i piedi. Si preoccupa più del consenso che della sostanza e le imprese sono, tutto sommato, messe in secondo piano. Corretto il sostegno alle famiglie, che dovrebbero avere un tetto medio di 2500 sterline l’anno per i prossimi due anni. Ma scuole e aziende saranno tutelate solo per sei mesi, poi si vedrà. La verità è che non ci sono risorse sufficienti e che lo Stato deve recuperare altri 40 miliardi per garantire le operazioni “cash” dei produttori di elettricità. Insomma, alla spesa ci penso io, tanto poi ai bilanci ci pensa Pantalone. Kwarteng ha detto che “sarà inevitabile allentare il fisco”. Cioè, bisognerà fare debiti. Ma lui pensa che l’inflazione scenderà e questo potrebbe alleviare la spesa per gli interessi. Nella sua visione ottimistica. Perché la Banca d’Inghilterra sta, ancora una volta, per spingere il suo tasso di riferimento all’insù, forse di altri 75 punti base.
Allarme Bank of England e JP Morgan
Alan Monks, economista di JP Morgan, non ha dubbi: “Il Comitato di politica monetaria (della Bank of England n.d.r.) di fronte ai dati sui salari e sui prezzi e a un ampio allentamento fiscale, ha argomenti forti per aumentare la stretta“.
In ogni caso, avere annunciato un programma d’interventi faraonico ma scombinato come il Piano energetico, promesso politiche fiscali allegre, ignorato un’inflazione a due cifre e guardato con la puzza sotto il naso la prevedibile reazione della Banca centrale, vuol dire una sola cosa: Lady Truss, ieri, ha “solo” cominciato a distruggere la sterlina.
Articolo di Piero Orteca, dalla Redazione di
16 Settembre 2022LIZ