DI ENNIO REMONDINO
«Prima di festeggiare i recenti successi, Kiev e Washington devono calcolare bene cosa fare», avverte George Friedman, che di cose geostrategiche se ne intende. «Putin deve scegliere se attaccare con una forza schiacciante oppure perdere la guerra». Ma per il fondatore di “Stratfor” e di “Geopolitical Futures”, non esiste dubbio: «Sceglierà la prima opzione»
“Guerra surprise” da generali russi tromboni
«La situazione sul campo non è come la Russia se l’aspettava. Mosca prevedeva che la guerra sarebbe terminata alla svelta perché considerava la propria forza militare manifestamente superiore a ciò che gli ucraini avrebbero messo in campo. Pochi paesi iniziano una guerra presumendo di perdere. Le truppe russe sono andate a combattere con la stessa teoria in mente: colpiamo duro e a Natale siamo a casa. Ma la storia è piena di racconti di grandi eserciti e guerrieri che combattono battaglie interminabili e disperate. E la storia della guerra è piena di esempi in cui la sicurezza di sé stessi si scontra con la realtà».
L’offensiva russa fallita
L’offensiva russa si è rivelata un fallimento, ma per Friedman non tanto grazie alle Forze armate di Kiev, «per quanto coraggiose possano essere state», quanto a causa di una strategia di Mosca ‘poco sviluppata’. Insomma, imperdonabili errori di comando. Poi, dalla conquista di Kiev, alla semplice ‘liberazione del Donbass’. Avanzate più modeste, convinte che col tempo avrebbero spezzato le linee nemiche e occupato, se non tutto, almeno una parte sostanziale del territorio. Secondo errore geostrategico e politico assieme.
Armi e intelligence
Dove i servizi segreti russi hanno fallito. «Sapevano che gli Stati Uniti avevano la capacità di schierare mezzi bellici di prim’ordine, ma credevano che ciò avrebbe richiesto tempo. Quindi per loro la guerra doveva necessariamente essere breve. E quando i russi non hanno ottenuto una vittoria rapida, gli ucraini erano stati già equipaggiati con una straordinaria gamma di armi all’avanguardia, consegnate in quantità e qualità crescenti, rimpiazzando le perdite».
Cronache militari
«I sistemi antiaerei hanno costretto i russi alla cautela, i sistemi anticarro li hanno spinti a concentrarsi sugli spostamenti della fanteria e l’artiglieria americana ha permesso agli ucraini di vincere gli scontri a fuoco. Il presidente russo Vladimir Putin in diverse occasioni ha affermato che questa guerra non è contro l’Ucraina, ma contro gli Stati Uniti. In un certo senso aveva ragione, sebbene per lui fosse solo propaganda». Friedman analizza e Limes rilancia.
La guerra non è finita e l’Ucraina non ha vinto
E lo studioso di cose militari avverte: «Prima di festeggiare, Kiev e Washington devono calcolare le loro prossime mosse, partendo dal presupposto che il passo successivo per Mosca è il collasso o la capitolazione, entrambe circostanze improbabili». Non è la guerra patriottica del 1941, lotta per la vita o la morte, ma una sconfitta disonorevole non sarebbe accattabile neppure per una popolazione russa non particolarmente mobilitata.
Un gelido inverno dalla parte di Mosca
«Una cosa su cui la Russia potrebbe contare è un inverno molto freddo in Europa, che potrebbe condurre al cedimento del fronte europeo. Ma in questa fase della guerra non conta molto. Il sostegno del Vecchio Continente è incoraggiante, ma ha un peso militare trascurabile. Gli Stati Uniti e l’Ucraina non smetteranno di combattere per tenere l’Unione Europea dentro il conflitto».
L’aiuto della Cina alla Russia
La Russia potrebbe tentare è chiedere aiuto alla Cina ma neppure nel vertice di Samarcanda Pechino ha accennato ad alcun movimento militare. «Potrebbe sostenere solo un piccolo contingente in Ucraina che, del resto, dovrebbe rifornire a causa delle ristrettezze russe. Inoltre, è ben consapevole della guerra economica che gli Stati Uniti stanno conducendo contro la Russia e, date le proprie condizioni finanziarie, non ha alcuna intenzione di combatterla».
Terza opzione, negoziare la pace
«Ma i russi non possono tornare al confine esibendo soltanto bare. D’altro canto, gli ucraini non cederanno parte del loro territorio, perché guarderebbero a qualsiasi soluzione come provvisoria per la Russia. Una trattativa sarebbe ora una resa per entrambi i fronti».
Quarta opzione, un vincitore e uno sconfitto, ma chi?
Solo scenario realistico, nella freddezza dell’analisi. «Una parte deve sconfiggere l’altra». La parti in campo. «Il vantaggio russo è la manodopera. Svariati rapporti provenienti da molteplici fonti, comprese quelle statunitensi, parlano di una grande quantità di soldati in addestramento nell’Estremo Oriente russo». «La Russia non può battere un esercito dotato di armi americane con il numero di unità che ha schierato finora. Deve scegliere se attaccare con una forza schiacciante oppure perdere la guerra. Sceglierà la prima opzione».
L’America in guerra senza dirlo
La guerra con armi e soldi americani contro la Russia delegata all’Ucraina. Ma agli Stati Uniti non interessa colpire il loro territorio direttamente, né con armi convenzionali né nucleari perché la Russia può restituire il colpo. Nessuna delle due potenze vuole una guerra russo-americana diretta.
La Russia “costretta” ad attaccare
«Finché Putin resta al potere, Mosca intraprenderà qualsiasi sforzo per vincere, perché il presidente russo non può permettersi niente di meno della vittoria. Non vedo altre tattiche possibili se non il reclutamento di ulteriore personale militare, che suppongo avverrà molto presto oppure dopo l’inverno. Non mi sembra che le attuali forze dispiegate dalla Russia possano fare altro se non resistere in determinate zone. Servono rinforzi. Putin potrebbe avere altre opzioni, ma sono difficili da immaginare», la sintesi finale dell’analisi di George Friedman.
Scenario politico scoraggiante
Scenario lucido ma terrorizzante dove non sono leggibili né i tempi né le probabilità di fine del disastro, o almeno, di una sua conclusione decente che non preluda ad altre guerre ravvicinate. Nell’esaltazione di una pochezza politica che ha deciso e reso possibile questo disastro.
Putin certamente, ma anche quella parte di classe politica ucraina e statunitense che la crisi in chiave anti russa cha ha coltivato da dieci anni. E la Nato che cresce di numero ma non di credibilità e di futuro. Ma questo non lo dice Friedman ma solo Remocontro.
Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di
17 Settembre 2022