DI ALFREDO FACCHINI
Londra, 18 settembre 1970. “Samarkand Hotel”. Jimi Hendrix muore per asfissia. La causa: overdose di barbiturici.
Ha solo 27 anni, il più straordinario chitarrista elettrico del 20° secolo.
James Marshall Hendrix, nasce il 27 novembre del 1942 a Seattle, nello Stato di Washington. La musica è una via d’uscita per il giovane “Jimi”. L’atmosfera nella casa dei suoi genitori è segnata da abuso di alcol e violenza gratuita.
A quattro anni impara l’armonica, a quattordici si esercita su un ukulele trovato nella spazzatura, presto sostituito da una chitarra.
Talento mostruoso, Hendrix, partendo dal blues e passando attraverso la psichedelica e il rock, arriva a portare la sua “Fender Stratocaster” a vertici mai raggiunti prima da nessuno.
Mike Bloomfield, all’epoca uno dei chitarristi più celebrati, dopo aver assistito ad un live di Hendrix, racconta: <<Intorno a me esplodevano bombe atomiche e missili teleguidati volavano da tutte le parti. Non so nemmeno io spiegare quali suoni uscissero da quella chitarra>>.
Secondo molti virtuosi della strumento il fatto di essere mancino è stato un elemento decisivo nella creatività di Hendrix. Usava la chitarra da mancino e quindi tutto era al contrario: le sue scale di accordi non compaiono in nessun manuale di chitarra.
<<I suoi riff sono stati precursori del metal e i suoi giri erano un viaggio sotto LSD in autostrada>>. [Tom Morello]
Hendrix pubblica il suo primo singolo “Hey Joe”, accompagnato da “Stone Free” il 16 dicembre 1966. Tre anni, 10 mesi e due giorni dopo ci lascia per sempre.
<<Jimi Hendrix ha fatto scoppiare l’idea di quello che il rock era: ha manipolato la chitarra, la leva del tremolo, lo studio e il palco.
In brani come “Machine Gun” o “Vodoo Child”, la sua chitarra è come una bacchetta magica dei turbolenti anni ’60, riesci a sentire le proteste nelle strade e le bombe al napalm in “Star-Spangled Banner”>>. [Rolling Stones]
<<Il momento in cui sento di non avere più niente da dare musicalmente>>, confessa Hendrix a “Morgenposten” in un articolo pubblicato quattro giorni dopo la sua morte, <<in quel momento non mi farò trovare su questo pianeta, a meno che non abbia moglie e figli, perché se non ho niente da comunicare attraverso la mia musica, allora non c’è niente per cui vivere. Non ne sono sicuro vivrò fino a 28 anni, ma ripeto, negli ultimi tre anni mi sono successe tante cose belle. Il mondo non mi deve nulla>>.
Jimi Hendrix lascia dietro di sé, oltre ad un vuoto incolmabile, anche una montagna di musica incompiuta, in parte recuperata in “LP” postumi come “The Cry of Love” e “Rainbow Bridge” .
Ci si chiede ancora come sarebbe fiorita la sua genialità, ma non c’è dubbio sul fatto che non avrebbe mai smesso di sbalordire.
Un giorno ho messo un disco di Jimi Hendrix, e mio figlio ha chiesto:
<<Papa’chi è?>>
<<Figlio mio, lui è Dio>>. [Robert Plant]