DI ANTONELLO TOMANELLI
Viktor Orbàn e la sua Ungheria sono nel mirino di Bruxelles. Con Risoluzione 15 settembre 2022 (0324), il Parlamento Europeo ha azionato il meccanismo dell’art. 7 del Trattato UE, che disciplina l’iter per la sospensione dei diritti di uno Stato membro, compreso il diritto di voto nel Consiglio Europeo, qualora venga rilevata «l’esistenza di una violazione grave e persistente da parte di uno Stato membro dei valori di cui all’art. 2», che sono «il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze».
Le hanno imputato una miriade di violazioni.
Ha rilevato una compressione della libertà di espressione. Certo, perché a detta della UE in Ungheria accadono cose intollerabili: in Parlamento non si possono esibire striscioni, i mezzi di informazione non sono esenti da condizionamenti politici, vi sono addirittura episodi di autocensura tra i giornalisti, i media che non seguono una linea filo-governativa vengono emarginati. Sta parlando dell’Ungheria, non dell’Italia. Chiedere a Marc Innaro cosa significa essere emarginati dopo le sue corrispondenze da Mosca.
Insomma, una miriade di violazioni che fanno ritenere al Parlamento Europeo che l’Ungheria non è una democrazia, perché non rispetta i principi dell’art. 2 del Trattato UE, che abbiamo visto all’inizio. Stupidaggini. Il motivo per cui la UE vede Viktor Orbàn come il fumo negli occhi non è quello che i portavoce delle sue istituzioni vogliono farci credere. Poteri dell’esecutivo, indipendenza della magistratura, libertà di espressione, LGBT, sono tutte scuse. La UE odia Orbàn, ora più che mai, perché si rifiuta di applicare le sanzioni alla Russia, preoccupandosi più dell’economia ungherese.
Ma l’odio della UE verso Orbàn è annoso.
Anche la nostra Corte Costituzionale ha posto dei limiti alla prevalenza del diritto UE su quello italiano. I principi fondamentali della Costituzione non possono essere toccati. In quest’ottica, l’imposizione di Bruxelles agli Stati membri di non rilasciare visti ai cittadini Russi sarebbe contraria all’art. 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza e di non discriminazione. Per la UE l’Ungheria è uno Stato sovversivo, che con le sue inopportune iniziative mette in pericolo tutta la struttura UE. Vedasi la contaminazione di Polonia e Romania. Quindi va fermata, magari anche cacciata.