DI ANTONELLO TOMANELLI
Che il quotidiano La Repubblica avesse da tempo incominciato una irrefrenabile discesa tra i gusti dei lettori, lo si era capito da un po’. Ma con la prima pagina di ieri si è autocondannata ad ovviare ai vuoti di memoria che non di rado ci colgono quando siamo al supermercato. In barba all’art. 9 della Legge 4 aprile 1956 n. 212, ieri Repubblica ha aperto la prima pagina intitolando a caratteri cubitali «non votate gli amici di Putin».
L’art. 9 citato stabilisce che «Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda». Propaganda più diretta di questa, fatta da uno stampatone come Repubblica, è in effetti difficile da immaginare.
Ma cosa volete che importi a Repubblica, tanto la legge punisce la violazione del silenzio elettorale con una “sanzionuccia” da € 102 a € 1.032, sanzioni che generalmente vengono applicate nel loro minimo o poco più.
Spettacolare il fatto che in questi ultimi giorni, obbedendo puntualmente al suo irrinunciabile obbligo informativo, sulla home page di Repubblica è sempre stato reperibile un articolo che parla proprio del silenzio elettorale, con tanto di rimando a leggi e sanzioni.