DI ENNIO REMONDINO
La vittoria della destra in Italia riflette le mutazioni in corso in Europa segnala una lucida sintesi dell’Istituto di studi di politica internazionale. «L’Italia si appresta a diventare il primo tra i paesi fondatori dell’Unione Europea ad eleggere un governo e un primo ministro di estrema destra».
Prima dell’Italia la Svezia, solo coincidenze?
La vittoria di Fratelli d’Italia appena una settimana dopo l’ottimo risultato dei ‘Democratici Svedesi’, nome inganno della estrema destra scandinava, pone il dubbio: stiamo assistendo ad un’ascesa dell’estrema destra in Europa?
Dalla Brexit a Donald Trump
Il dibattito è in corso da tempo: nel 2016, dopo il referendum sulla Brexit e la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, in molti predissero un’impennata dei partiti nazionalisti ed euroscettici mai veramente arrivata. Lo scorso anno, il successo dei socialdemocratici di Olaf Scholz in Germania e le battute d’arresto della Alternative für Deutschland, l’ultradestra tedesca, suggerivano che le forze reazionarie fossero in ritirata. Poi è arrivato il ballottaggio delle presidenziali francesi, quando Marine Le Pen – arrivata seconda – ha comunque ottenuto un risultato record di oltre 13 milioni di preferenze, pari a più del 41% dei voti.
Perché tanta destra?
Perché tanta destra sparsa un po’ ovunque. Risposta ISPI: «L’aumento del costo della vita, la crisi energetica, il conflitto in Ucraina, l’immigrazione e l’aumento della criminalità sono parte di una risposta più complessa». E non sono problemi confinati alla Svezia o all’Italia. Lungo e preoccupante elenco: Polonia, Paesi Bassi, Grecia, Austria, Spagna, Repubblica Ceca e Serbia.
Esultano i sovranisti?
A Bruxelles e in molte altre capitali mondiali, Giorgia Meloni al posto di Mario Draghi è visto né più né meno che un terremoto. Il primo ministro uscente è stato un protagonista assoluto della politica europea, la cui presenza è stata decisiva nell’imprimere una direzione all’Europa in tempi difficilissimi. Oggi, il timore è che un esecutivo guidato da Fratelli d’Italia nella terza economia dell’eurozona possa contribuire a stravolgere i rapporti di forza tra i 27. Il fronte sovranista si allargherebbe. Finora, solo due stati – Polonia e Ungheria – erano guidati da leader marcatamente nazionalisti e di estrema destra: e solo la scorsa settimana il parlamento europeo ha dichiarato che Budapest “non è più una democrazia”.
Gli euroscettici applaudono
I leader più euroscettici esultano per il risultato elettorale italiano. Dal premier polacco Mateusz Morawiecki a Jordan Bardella del Rassemblement National francese, a Balazs Orban, direttore politico dell’ufficio del premier Viktor Orban, passando per Santiago Abascal, del partito neofranchista spagnolo Vox, tutti hanno parole di stima e amicizia per Giorgia Meloni. E dalla Germania, l’eurodeputata e vice leader di Afd, Beatrix von Storch, auspica che «insieme agli amici Matteo Salvini e Giorgia Meloni si costruisca un forte governo di destra». «Svezia al nord, Italia al sud: i governi di sinistra sono quelli di ieri».
Terremoto europeo?
Ancora rapporto ISPI. «A parte un “la pacchia è finita” riferito all’Europa e pronunciato nella fase finale della campagna elettorale, Giorgia Meloni ha evitato di attaccare direttamente l’Ue». E sui dossier più scottanti – come sostenere l’Ucraina e sanzionare la Russia – la leader di Fratelli d’Italia ha appoggiato la linea di Mario Draghi. Sulla situazione del debito pubblico italiano ha chiaramente indicato di voler evitare nuovi scostamenti di bilancio. «Ma anche se la leader di Fratelli d’Italia ha abbandonato nel tempo le posizioni più euroscettiche, come l’uscita dall’euro, su altri dossier come migrazione e asilo, Ungheria e violazioni dello stato di diritto, e la proposta di modifica dei Trattati, il cambio di rotta dell’Italia è destinato a pesare».
La bilancia politica interna Ue
L’ingresso di Meloni al Consiglio europeo modificherà l’equilibrio della bilancia politica interna all’Ue, soprattutto in termini di rappresentanza: se – come previsto – la Svezia nominerà il conservatore Ulf Kristersson primo ministro, “Socialisti e Democratici (S&D)”, resteranno la prima forza dentro il Consiglio europeo, ma “Conservatori e riformisti (Ecr)” diventeranno secondi, arrivando a rappresentare oltre il 50% di cittadini in più rispetto allo storico “Partito popolare europeo” e bypassando “RenewEurope”.
La crisi rafforza i populisti?
Da sempre le crisi creano opportunità per i partiti all’opposizione, qualunque sia la loro ideologia politica. Ma la politica della paura tende a prestarsi più facilmente ai populisti di destra. «Il paradosso del populismo è che spesso identifica problemi reali ma cerca di sostituirli con qualcosa di peggio», dice alla CNN Federico Finchelstein, storico argentino autore di numerosi saggi sul populismo.
«I fallimenti delle élite politiche e delle istituzioni cercano di sostituirli con una leadership potente e simile a una setta. Trump ne è un esempio illuminante. E la sua performance ha incoraggiato altri come Erdogan, Bolsonaro e persino Orban ad andare ancora oltre».
Articolo di Ennio Remondino, dalla Redazione di
27 Settembre 2022