DI MARIO PIAZZA
Sono pochissimi gli italiani che ancora non hanno affidato ai social la propria analisi della disfatta del Partito Democratico ma nessuno è ancora riuscito a mettere insieme una proposta che vada oltre il solito polveroso congresso che eleggerà il solito fallimentare segretario grazie alle solite correnti il cui ultimo pensiero sono gli elettori perduti, rimasti o potenziali.
Vogliamo, almeno noi che apparteniamo a quell’area politica ma non alla premiata ditta, piantarla di sbattere la testa contro il muro e prendere atto che un divorzio è ormai inevitabile e renderebbe le cose più semplici per tutti?
Che cosa hanno da spartire i Bersani, le Schlein e gli Orfini con Renzi, Calenda, Letta e meno che mai con Bonaccini? Praticamente nulla, vogliono fare cose diverse in modo diverso per andare in luoghi diversi non meno di Fratoianni rispetto alla Santanchè, e allora che cavolo ci fanno sullo stesso carrozzone?
Due partiti, uno che guardi verso Torbellamonaca e l’altro verso i Parioli e che invece di farsi la guerra si ritrovino a metà strada quando serve, diciamo dalle parti di piazza Vittorio, per fare fronte comune contro la frana fascista che loro stessi hanno generato.
Credo sarebbe la soluzione più intelligente, ma proprio per questo credo anche che non accadrà. Bonaccini è già pronto sulla rampa di lancio, non diverso dai suoi predecessori e con una spruzzata di regionalismo nordista tanto per non farci mancare nulla.