DI ANTONELLO TOMANELLI
Questa è la faccia di Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, mentre posta su Twitter un commento a dir poco spettacolare, in risposta all’iniziativa della Farnesina di convocare l’ambasciatore russo Sergey Razov.
Perché è stato convocato Razov? Si tratta di un’iniziativa a livello UE. Ogni Stato membro, attraverso il proprio ministro degli Esteri, sta convocando gli ambasciatori russi accreditati nei rispettivi Paesi «per chiarire la situazione dei sabotaggi al Nord Stream» e per fare «il punto sulla guerra».
La nota è piuttosto generica. Ma probabilmente è il tentativo di acquisire un’opinione su quanto accaduto nel mar Baltico, di capire le condizioni della struttura e i tempi per le eventuali riparazioni. E per sondare le intenzioni della Federazione Russa sulla guerra in corso, anche alla luce delle dichiarazioni di Putin, che sembra voler aprire ad un tavolo.
Tajani ha pensato bene di fornire la sua interpretazione sulla questione twittando questa frase: «Bene il ministero degli Esteri che ha convocato l’ambasciatore russo in Italia. Noi siamo parte della Nato e se c’è un’allerta nucleare è giusto che il rappresentante della Russia in Italia ci dia spiegazioni. Anche sul loro coinvolgimento riguardo il sabotaggio di Nord Stream».
A quanto pare, Tajani non si vergogna affatto di dire pubblicamente che sono stati gli stessi Russi a sabotare la loro struttura, rinunciando al suo cliente migliore, l’Europa, quando la soluzione più semplice sarebbe stata quella di chiudere i rubinetti del gas, quindi sospendere la fornitura come ritorsione alle sanzioni decise dalla UE. Come peraltro i Russi stanno già facendo con l’altro gasdotto, il TAG, che arriva a Tarvisio passando per Ucraina, Slovacchia e Austria.
Ma Tajani, evidentemente, non ci arriva. E in pratica dà dello scemo a Putin, che sta a Mosca, quando lo scemo è molto più vicino di quanto Tajani non immagini.
Mi auguro di cuore per i suoi familiari che Tajani non abbia appartamenti da affittare. Perché ragionando così, se entrasse in conflitto con un inquilino che gli sta danneggiando l’appartamento, anziché sfrattare l’inquilino, Tajani darebbe fuoco all’appartamento.
Una nota di colore. Sergey Razov è un diplomatico di carriera. Laureato all’Università di Mosca in Relazioni Internazionali, ha un dottorato in Economia. Ambasciatore in Polonia, Mongolia e Cina, parla inglese, tedesco, polacco e cinese. Si troverà a dover rispondere alle domande di uno come Luigi Di Maio, ministro uscente e uscito pure dal Parlamento, i cui meriti, che con orgoglio potrà decantare a Razov, sono saper parlare il napoletano e l’aver da bambino stretto la mano a Maradona.