DI MARIO PIAZZA
Concettualmente ho sempre pensato che le aziende strategiche, quelle che forniscono alla popolazione servizi indispensabili come i trasporti, l’energia e l’acqua, le comunicazioni, la sanità, l’istruzione, dovessero essere gestite dallo Stato. Aggiungerei anche almeno una banca e una compagnia assicurativa in funzione di calmiere.
Affidare i servizi essenziali al mercato è una follia, e non solo perché la capacità del mercato di autoregolarsi grazie alla concorrenza tra privati è la più grossa panzana dell’economia moderna. Neppure solo perché la massimizzazione dei profitti cancella poco a poco la funzione sociale ed etica che qualsiasi attività deve avere. E neppure solo perché i profitti che la popolazione è obbligata a generare salvo regredire all’età della pietra ad essa dovrebbero tornare e non finire nelle tasche di famelici dirigenti ed azionisti.
Mantenere le attività che ho elencato nel controllo dello stato è un prezzo da pagare alla democrazia perché ognuna di esse ha la potenzialità di annientare il Paese in pochissimo tempo, lo stiamo vedendo con le bollette di luce e gas, e in democrazia le nazionalizzazioni d’emergenza alla Putin o alla Maduro non sono solo poco eleganti ma necessitano di capacità imprenditoriali che lo stato liberista ha deciso di regalare ad altri.
Concettualmente ho scritto all’inizio, e se è sbagliato il concetto lo è anche tutto ciò che da esso viene generato.