LA TABACCHIERA DI LEGNO

DI MARIO PIAZZA

In quasiasi campo, che si tratti di un piatto prelibato da cucinare per gli amici, di un colloquio di lavoro, di vendere un’auto usata o di sedurre un nuovo partner, esiste una ricetta sicura per garantirsi un sonoro fiasco deludendo chi inevitabilmente ci giudicherà:
Alzare le sue aspettative.

Non ci vorrà molto al giudice per scoprire le esagerazioni e le baggianate che gli sono state rifilate con le più sperticate autopromozioni e la classica “figura di merda” è lì ad attendere alla fine dell’operazione, ma prima che essa arrivi c’è la fase forse ancora più umiliante durante la quale il venditore di fumo si rende conto delle stupidaggini raccontate e tenta di correre ai ripari sostituendo le sfavillanti dichiarazioni con le attenuanti, vere o inventate.

Giorgia Meloni è in questa fase, poveretta lei, e sta messa davvero male perchè a causa del suo discutibile pedigree e di un ammuffito conservatorismo mezza Italia e la quasi totalità dell’Europa la stanno aspettando al varco per rispedirla da dove è venuta.
La sua prima balla, quella del ritardo del PNRR, è stata subito sconfessata dai più alti livelli nazionali ed europei e la cosa è destinata a ripetersi fino alla inevitabile implosione di questo nuovo e scalcinatissimo governo.

E’ famoso il cartello affisso all’esterno del Banco di Napoli nell’800 che ammoniva:

“Non si accettano chiacchiere e tabacchiere di legno”.