NEOLIBERISMO, IL MODERNO MINOTAURO

DI PAOLO DI MIZIO

Tra gli effetti del neoliberismo, il principale è la capacità di destrutturare la democrazia, svuotarla internamente e trasformarla in una prigione senza alcuna avvertibile differenza esteriore.

La democrazia si basa sul voto del popolo, che sceglie, o crede di scegliere, ciò che più conviene al popolo stesso. Ma il nord magnetico del neoliberismo non è il popolo, bensì la finanza, il grande capitale. È ovvio dunque che la finanza avrà prevalenza sul popolo.

Lentamente, e neppure troppo, il popolo si trova senza effettivi poteri. Il suo diritto al voto non è negato, ma il voto stesso, per così dire, è narcotizzato e intrappolato dal fatto che man mano tutti i partiti di un determinato Paese aderiscono al neoliberismo. Si trasformano da portatori di ideologie sane (tutto ciò che è frutto del libero pensiero è sano) in portatori di ideologia unica.

Guardate il panorama in Italia, che poi è identico in tutte le cosiddette democrazie europee. Con la parziale e quasi inconsapevole eccezione del M5S oltre che di alcuni gruppuscoli di estrema sinistra numericamente trascurabili, tutti i partiti sono neoliberisti, dal Pd e la sua mini galassia al duo Calenda-Renzi, a Forza Italia, alla Lega, a Fratelli d’Italia. Non c’è altro. La chiamano “agenda Draghi”, ma si legge neoliberismo.

La gente, narcotizzata, per lo più non si accorge di nulla. “C’è libertà, possiamo viaggiare, possiamo comprare quello che vogliamo, nessuno ci vieta niente” sentirete dire. Non è scritto da nessuna parte, ma una cosa vietata c’è: uscire dalle mura del neoliberismo, dalla logica del consumismo, specie quello globalizzato di Apple, Amazon e delle altre aziende americane supernazionali che dominano il mondo.

Dalla democrazia tout court – imperfetta quanto vi pare, eternamente in fieri, ma pur sempre sanamente in tensione – si è così passati alla democrazia consumistica: si può scegliere l’automobile, lo smart phone, la vacanza ai Caraibi, l’orologio, la giacca, l’abito da sera e il taglio dei capelli, quasi ogni cosa. Ma è una finzione di democrazia. È la democrazia vista in una serie di specchi deformanti. È un inganno da Luna Park, un gioco che ci ha intrappolati tutti.

E chi volesse uscire dalle camere degli specchi deformanti, non troverebbe più la strada per tornare indietro: è il mito del Labirinto che si ripete – come tutti gli immortali miti greci – e dentro al Labirinto c’è il Minotauro, mostro mezzo uomo e mezzo animale, possente, crudele, invincibile, onnivoro ma divora soprattutto la democrazia. Quello è il neoliberismo. Mancano però un Teseo e un filo di Arianna. Tale è la nostra condizione oggi.