L’INSOSTENIBILE IGNORANZA DEL SENATORE PD

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Evidentemente allarmato dall’improvvisa ascesa di Ignazio Benito Maria La Russa alla seconda carica dello Stato, il senatore Walter Verini, eletto col Pd, ha deciso di correre ai ripari. Consapevole che l’imminente centenario della Marcia su Roma potrebbe indurre qualche nostalgico a prendere il Potere, ha avuto l’idea del secolo. Un’idea alla quale nessuno aveva ancora pensato.

Ci ha informati di aver depositato in Senato un ddl che proibisce e punisce «la ricostituzione del partito fascista, la propaganda di idee fondate sulla esaltazione dei metodi eversivi propri dell’ideologia fascista, nonché l’esaltazione di esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo».

Sarebbe interessante verificare quanti commessi di Palazzo Madama siano stati nelle ultime 48 ore accompagnati al Pronto Soccorso con evidenti sintomi di soffocamento, una volta evasa la richiesta del senatore. Decorsa la malattia, tramanderanno alle future generazioni di propria competenza quanto vissuto in prima persona.

Il motivo delle risate mortali da cui i commessi di Palazzo Madama saranno stati colti è presto detto. Le norme del ddl del senatore Verini esistono da tanto, tantissimo tempo. La Nato doveva ancora nascere e il mago Silvan non aveva ancora scoperto il suo mirabile talento, quando la XII Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione tuonò: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».

Poi, nel 1952 fu emanata le legge n. 645, che attuava la disposizione costituzionale. Era la «Legge Scelba», così chiamata dal nome del ministro dell’Interno che la propose.L’art. 1 chiarisce tuttora che «Si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un’associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la  democrazia,  le sue  istituzioni  e  i valori della Resistenza o svolgendo  propaganda  razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».

L’art. 2 prevede la reclusione da tre a dieci anni per chi riesuma un partito del genere.

L’art. 4 punisce l’apologia del fascismo, ossia chi «pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista».

Infine, alle manifestazioni fasciste ci pensa l’art. 5, punendo «chiunque con parole, gesti o in qualunque altro modo compie pubblicamente manifestazioni usuali al disciolto partito fascista».

Insomma, più chiaro di così, si muore. Senatore Walter Verini, c’è già quello che propone, e da un pezzo. Più preparazione, please. È o non è un senatore della Repubblica?