IO SONO UN MASCHIO, BIANCO, ETEROSESSUALE

DI EMILIANO RUBBI

Io sono un maschio, bianco, eterosessuale.

E se mettono la flat tax sulle partite IVA mi fa pure comodo.
Diciamo che la mia posizione personale, con questo governo, è più che tranquilla.

Certo, poi c’è quella faccenda che sono di sinistra, ma un minimo di opposizione senza alcun potere non può fare che comodo, in linea di massima.
Magari non quanto quella del PD (che è proprio il massimo della vita, se sei un governo di estrema destra – se non ci fosse bisognerebbe inventarla), ma insomma, non è che al governo gliene freghi troppo di quello che posso scrivere io qui sopra.

Dicevo: io faccio parte di quella fetta di popolazione che, dall’orientamento del Governo Meloni, non ha praticamente nulla da temere, considerando il mio orticello.
Non sono nero, non sono straniero, non sono gay, non sono transgender, non sono povero.
Una pacchia, insomma.

E allora perché mi ha fatto paura ascoltare il discorso di Giorgia Meloni alla Camera?

In primo luogo perché, essendo di sinistra, appunto, mi rendo conto che non sono tutti nella mia stessa situazione.
Ed è per i LORO diritti che ho paura, non per i miei.
È una cosa che, a destra, non capiranno mai, ma la mente di noi stupidi “sinistri” funziona così.

Figuratevi: sono talmente stupido che ho paura pure per quelli che l’hanno votata, la Meloni, convinti di fare i loro interessi, e poi magari si ritroveranno con dei tagli delle tasse che, per forza di cose, si ripercuoteranno su altri ambiti della sfera pubblica che faranno male principalmente a loro, come sanità, istruzione, welfare ecc.
Ma oh, i suoi elettori sono felici perché il governo non vuole “disturbare gli imprenditori” (che in codice vuol dire: “tranquilli: evadete pure, noi guarderemo dall’altra parte”), convinti che questo li farà stare meglio.
Dovrei essere felice al pensiero che presto scopriranno quanto questo, in realtà, vada a loro sfavore, e invece mi dispiace.
Maledetta coscienza, ti odio.

Perché non serve essere una ragazza che vuole abortire per essere preoccupati dai movimenti pro vita all’interno dei consultori.
Come non serve essere un nero per capire che, se l’unico a cui ti viene spontaneo di dare del “tu” in Parlamento è proprio quello con la pelle scura, beh, forse qualche problemino c’è.

In secondo luogo perché Giorgia Meloni è furba, molto furba, diversamente dal cerebroleso leghista.

Ha capito che, in questo momento, ha bisogno di legittimazione internazionale in UE e nei confronti degli USA, quindi deve stare attentissima a non fare niente che possa crearle problemi in quelle sedi.
Sta ragionando sul lungo periodo, per questo c’è da avere più paura.
Se limiterà la libertà di espressione, ad esempio, cosa che hanno fatto tutti gli autocrati a cui fa riferimento (vedi Orban), non lo farà adesso.

Meloni non è Salvini.
Non è una che si traveste da poliziotta e tappezza di madonne e padripii il muro alle sue spalle.
E non è neanche una sprovveduta.
Sa benissimo che dire “mai stata fascista” a favore di telecamere disarma l’opposizione più grottesca di sempre che aveva basato la sua intera campagna elettorale solo su quello, tanto i camerati sono abituati a fingersi qualcos’altro, cosa vuoi che gliene freghi.

Sa benissimo che le cose si fanno con calma, lentamente, così la gente si abitua e non protesta.
Come la storia della rana nella pentola.

E poi, oh, può contare sul formidabile aiuto di un PD che ha subito iniziato a montare polemiche sul colore della sua camicia (che poi non era neanche davvero nera) e sul fatto che il padre fosse uno spacciatore. Manca solo l’affondo definitivo a base di schwa e girotondi e la fanno arrivare al 40%.

Ma oh: in fin dei conti io sono etero, maschio, cisgender e via dicendo, magari mi sbaglio.
Magari dovrei solo essere contento del fatto che, a me, non cambia praticamente niente.
Anzi, forse mi dice pure bene.
E allora perché la vedo così nera?

Sta cosa di essere di sinistra è una gran rottura di palle, credetemi.