DI CLAUDIA SABA
Memo Remigi: “A Jessica Morlacchi solo una pacchettina portafortuna”.
Questa è la giustificazione di un uomo che non ha saputo tenere a bada il suo istinto, e che oggi viene giustificato, purtroppo, anche da molte donne.
E queste sono le ‘giustificazioni’ con cui si continua a ‘giustificare’ ancora la violenza sulle donne.
Oltre l’abuso, le offese, le umiliazioni.
Che a volte porta a giustificare persino l’atto più estremo…il femminicidio.
Perché, anche il quel caso, la colpa non sempre è solo dell’uomo che uccide, ma della morta ammazzata, della femmina ammaliatrice che
“in fondo se l’è andata a cercare”.
Basta con queste giustificazioni nei confronti del maschio, padre, padrone, controllore della nostra vita.
Alle future generazioni va trasmesso un nuovo modo di concepire la figura femminile.
Insegnando loro il rispetto verso le donne in quanto essere umano.
E va fatto con l’esempio, a partire dalle parole.
Ma perché non si comincia a far passare l’idea sacrosanta che le mani, un uomo, deve tenersele al proprio posto?
E che l’unico responsabile di una violenza è sempre chi la fa e non chi la riceve?
La realtà è che se il signor Remigi avesse tenuto a bada le mani ed il proprio istinto, non sarebbe accaduto nulla.
E se avesse chiesto scusa invece di giustificarsi, avrebbe insegnato che quando si sbaglia, si può anche rimediare e mostrarsi pentiti.
Senza minimizzare.
A tutte le donne, dico solo che dobbiamo smetterla di giustificare sempre il maschio.
È così che questa società ci tiene in pugno.
Con i sensi di colpa e con il pregiudizio di essere sempre noi quelle sbagliate.
Anche di essere nate.