MEREDITH, UNA SENTENZA SENZA GIUSTIZIA

DI CLAUDIA SABA

Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni, viene assassinata a Perugia in una notte di quindici anni fa.

È la notte di Halloween.
Di quella morte atroce conosciamo solo la verità processuale ma non quella reale.
Un delitto inquietante quello di Meredith, ammazzata con 47 coltellate.
I sospetti ricadono subito su una sua coinquilina, Amanda Knox, una ragazza americana di 20 anni e sul suo fidanzato, Raffaele Sollecito, di 23.
Durante l’interrogatorio Amanda accusa del delitto il suo datore di lavoro, Patrick Lumumba.
L’uomo viene arrestato e trattenuto in carcere per quattordici giorni.
Ma le accuse sono false e Patrick viene scarcerato.
Al suo posto vengono arrestati Amanda e Raffaele che negano ogni accusa.
È a questo punto che entra in scena un terzo uomo, Rudy Guede.
Il 20 novembre Rudy viene bloccato dalla polizia a bordo del treno Coblenza-Magonza, in Germania.
Rudy si dichiara innocente.
Si difende ma gli elementi contro di lui sono inconfutabili.
Guede viene condannato in via definitiva a sedici anni di carcere.
I giudici stabiliscono che il colpevole del delitto è lui, ma insieme a “ignoti”.
Amanda e Raffaele, prima condannati, vengono definitivamente assolti dalla Cassazione.
La stranezza di questa sentenza è che nonostante l’assoluzione
i giudici confermano la presenza dei due all’interno dell’abitazione dove è avvenuto l’omicidio.
Oggi Amanda e Raffaele non sono più insieme.
Amanda si è sposata mentre Raffaele è diventato un ingegnere.
Rudy si è laureato e non è più in carcere.
Il papà di Meredith è morto in un incidente avvenuto dopo una rapina.
Di Meredith restano qualche foto e una sentenza senza giustizia.
Perché la verità sulla sua morte resterà chiusa per sempre tra le mura di quella casa in via della Pergola a Perugia.