COP27 – LE OMBRE DELLA GUERRA IN UCRAINA AL VERTICE ONU SUL CLIMA

DI VIRGINIA MURRU

 

Si ricomincia da Sharm el-Sheikh, il precedente summit, la Cop26, ha avuto luogo un anno fa a Glasgow, ma ha lasciato troppe incompiute, nessuno del resto poteva immaginare che l’Europa, alcuni mesi più tardi, sarebbe stata scaraventata nell’incubo di un pericoloso conflitto proprio alle sue porte.

I Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi, partono comunque da ambiziose premesse, ‘giusto e ambizioso’ è lo slogan del summit, il cui programma dovrà fare tuttavia i conti con il clima d’incertezza geopolitica e l’enigma che rappresenta l’attuale instabilità causata dal conflitto russo ucraino. Scintille di forti tensioni vengono anche dalle minacce della Cina di invadere Taiwan, e non si ignorano le schizzate di Kim Jong-un, che contribuisce ad aumentare le apprensioni sul ricatto nucleare nel pianeta.

Sono realtà che destabilizzano e impediscono di portare a compimento le iniziative volte a migliorare l’attuale preoccupante emergenza climatica, e il surriscaldamento globale, che hanno fatto sentire gli insostenibili effetti con temperature elevatissime per oltre quattro mesi nel corso della stagione estiva.

Ad un anno da Glasgow non ci sono stati progressi, sia per le ragioni esposte, sia per la tendenza a rassicurare con fiumi di belle parole, intenti e impegni che poi nei fatti restano sulla carta. E al riguardo Greta Thumberg non può che avere ragione quando sostiene che questi summit sono una sorta di ‘greenwashing’, ossia un ambientalismo di facciata, il modo più ipocrita di disimpegnarsi dalle responsabilità.

All’appuntamento di quest’anno, peraltro, Greta non sarà presente, è l’unica ad avere preso coscienza che, nonostante l’emergenza sempre più drammatica in cui versa il pianeta, non si è mai concluso un incontro con fatti veramente rilevanti, e dunque in definitiva è una perdita di tempo.

L’assenza di questa ragazzina-fenomeno, che per anni ha cercato di risvegliare le coscienze dei potenti, creando un movimento di protesta a livello globale, dovrebbe fare riflettere, ma forse anche questa significativa presa di posizione cadrà nel vuoto.

Chissà se l’allarme lanciato dal Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, riuscirà a scuotere dalla pericolosa inerzia alla quale siamo purtroppo avvezzi. Guterres ha lanciato il suo monito, affermando che il pianeta si trova sull’orlo di un’erta: non c’è più spazio per temporeggiare e foraggiare la coscienza con discorsi simili a fuochi d’artificio, che brillano giusto il tempo d’ingannare il mondo, e poi gli accordi si perdono nella mancanza di convergenza, nell’inettitudine.

Alla COP27, i cui lavori hanno preso avvio domenica 6 novembre, si fa ‘mea culpa’ e ammenda degli obiettivi non realizzati, e si pensa di restare fermi al programma del summit precedente, proprio perché i suoi step fondamentali non sono stati portati a compimento. Quest’anno non saranno presenti i rappresentanti della Cina, Russia e India, ossia tre dei Paesi responsabili di un’alta percentuale di emissioni di CO2. La Cina soprattutto ha sempre dimostrato poca sensibilità al problema, e ha cercato nelle sedi opportune di svincolarsi dagli obblighi relativi alla riduzione delle emissioni. Con il suo miliardo e mezzo di abitanti, in termini demografici è un ordigno di insidie sul piano del rispetto ambientale.

Con premesse più credibili, data la situazione di emergenza climatica, è iniziato così il Summit di quest’anno, dove saranno presenti i leader di circa 200 Stati, i quali manifesteranno la loro volontà di convergere al quadro comune della transizione energetica, e alla presa di coscienza dei rischi sempre più gravi dell’inquinamento atmosferico.

Saranno presenti anche le Organizzazioni internazionali che si occupano di crisi climatica, attivisti provenienti da ogni parte del pianeta, esperti in questo ambito che sapranno tracciare un profilo reale e impietoso sul modo scellerato di gestire il progresso e i materiali inquinanti. Ci saranno ancora Paesi definiti ‘in via di sviluppo’, che in realtà presentano le caratteristiche di economie avanzate, e tallonano da vicino con la loro crescita i Paesi Occidentali più blasonati.

Per l’Italia sarà presente la nuova premier Giorgia Meloni, la quale ha già dichiarato che il governo si impegnerà a ridurre il volume di emissioni, e farà di questo impegno un serio obiettivo. Oggi la premier italiana è intervenuta alla sessione plenaria, in vista dell’impegno del Paese di ridurre del 55% le emissioni entro il 2030, in linea con le scelte dell’Ue, e di raggiungere entro il 2050 un grado di emissioni zero. Tutti i 27 Paesi dell’Ue, alla Conferenza sul clima faranno dichiarazioni più o meno congiunte, secondo accordi già presi.

Bisogna sottolineare che non tutti i Paesi hanno presentato piani lungimiranti in relazione alla riduzione delle emissioni. Lo fa sapere il Segretariato della Convenzione, a causa della mancanza di aderenza agli obiettivi sull’emergenza climatica, gli impegni non saranno sufficienti a mantenere l’innalzamento della temperatura a livello globale, al 2100, di 1.5 °C, come del resto era stato stabilito a Glasgow lo scorso anno. C’era stata peraltro un’intesa di carattere finanziario, con l’obiettivo di rendere disponibili 100 miliardi di dollari l’anno, destinati al Clima nei Paesi in via di sviluppo.

Sussistono valide ragioni, con queste basi, per concludere che anche quest’anno, nonostante gli sforzi maggiori per implementare le misure e le strategie di adesione al programma, l’inerzia e la mancanza di volontà si lasceranno dietro il fumo nero dell’irresponsabilità. Ma d’ora in avanti non si tratterà più di scelte e appelli alla sovranità dei propri confini: si spera diventino vere e proprie violazioni di legge da perseguire nelle sedi opportune.

A Sharm el-Sheikh l’italia ha allestito un padiglione che sarà attivo per tutta la durata del Summit, in programma ci sono una quarantina di eventi, e si è pensato anche alle giovani generazioni, all’importante ruolo che rivestono in tema di crisi climatica. A questo aspetto è stato dedicato un incontro con dibattiti che avrà luogo il 15 novembre.