DI LEONARDO CECCHI
Lo ammazzarono mentre la madre lo salutava dalla finestra.
Andava a lavoro, Mimmo Beneventano, il “medico buono”. Faceva il chirurgo. E il consigliere comunale a Ottaviano nelle fila del PCI.
Come medico, il suo studio era sempre aperto. A tutti.
Per questo lo chiamavano “il medico buono”. Perché era sempre disponibile e dava aiuto a chiunque ne chiedesse.
Come consigliere comunale, si batteva contro la camorra di Cutolo. Passò anni e anni a denunciare le infiltrazioni nelle amministrazioni e a cercare di impedire la selvaggia cementificazione di tutta l’area.
Era intransigente su questo Mimmo Beneventano. Non si era mai piegato né aveva mai accettato una sola volta di fare un passo indietro, nonostante le intimidazioni.
Questa intransigenza e questa onestà le pagò ieri, il 7 novembre 1980, quando venne ucciso dai camorristi.
In ricordo di uomini come lui, l’impegno non per combattere ma per sradicare camorra e mafie deve essere rinnovato. Bisogna metterci un punto finale e questo è possibile solo con uno Stato forte, capace di proteggere donne e uomini che lottano ogni giorno contro le mafie e di assestare colpi serrati a queste ultime.
Ma anche di offrire a chi, specialmente ragazzi, vive in condizioni di indigenza l’alternativa a finire inghiottiti dalle mafie. A Mimmo Beneventano il ricordo di tutti noi.