DI RICCARDO MASSOLE
Contro la necessità, per il bisogno.
Il mondo non ha bisogno di poesia: questo mondo, così com’è, ha necessità dei mille e mille uccisi sul lavoro.
Perché l’ingiustizia non può che reggersi, compiendo razzia d’umanità. Viviamo un mondo nel quale a governare è l’utile. E l’utile non conosce proprietà redistributiva, è egoista, perché sa che può vivere solo se è per pochi: in caso contrario, s’avvicinerebbe a qualcosa di comunitario, di pane spezzato e moltiplicato.
Ci vogliono tutti ricchi, i padroni del mondo, ben sapendo che una ricchezza (di quelle pornografiche, intendo) comporta chissà quante altre povertà. Bugiardi o imbroglioni, ma sempre per vocazione.
Ci vogliono far credere che siamo realizzati se la mattina, appena svegliati, ci mettiamo a disposizione dello status quo, se indossiamo lo scarpone aduso a schiacciare la testa del prossimo che ci potrebbe infastidire il cammino.
Questo mondo non ha bisogno di poesia, né d’altra inutile arte, ma
ha necessità di tette di plastica, di erezioni d’acciaio, dimentiche di emozioni, commozioni, sentimenti. Ha bisogno di tutto ciò che non è erotico, che non sente, dentro, la mancanza, il bisogno, dell’altro, di ciò che farebbe di due metà, un frutto.
Anche la politica ha perso la dimensione erotica non c’è più il cercare l’altro, il dialogo e, quindi, quando necessario, anche lo scontro, limpido: è diventata una marmellata pure la politica: si possono trovare diverse marche, ma il gusto è sempre identico.
Questo mondo non ha bisogno di alternativa, ma necessità di alternanza. Dobbiamo rompere queste necessità, perché sono indotte.
Viviamo un mondo bugiardo, falso, che quando parla di povertà, lo fa per nascondere la miseria.
E’ urgente il tornare al bisogno, ponendo la necessità all’angolo.
E picchiare al suo stomaco fino a stremarla.
Noi, abbiamo bisogni, non necessità. Nel linguaggio odierno, spesso, bisogno e necessità sono sinonimi: indicano l’urgenza di procurarsi qualcosa che manca e che serve, oppure di liberarsi, sbarazzarsi di qualcosa che pesa e procura disagio.
In realtà, la necessità è urgenza che nasce da fuori, da una realtà esterna al soggetto, fredda e meccanica.
Invece, il bisogno, come urgenza, che nasce da dentro e che lo affratella al desiderio (dimensione erotica) è ardente, creativo.
Ecco perché dico che questo mondo non ha necessità che si coltivi l’umanità, ma ne ha un estremo bisogno.
Perché lo sento, lo sentiamo crescerci dentro e bucare questa crosta di terra che ci hanno cucito addosso come armatura/prigione.
Dunque, alla lotta e all’amore, alla poesia e alla musica, alla pittura. Perché siamo erotici e cerchiamo l’altro come morso il suo pane.
Come il fiorire la sua stagione. Perché abbiamo bisogno.
E finché sentiamo bisogno, significa che siamo coltivatori d’umanità. Che siamo creativi. Che bruciamo.
Riccardo Massole, in corso di scrittura.
Foto di Mirta De Simoni