ESTERNO NOTTE

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

Ho visto “Esterno notte” e mi ha lasciato interdetto. Non per la ricostruzione, nonostante le incongruenze (libertà artistica), ma per la zoppicante contestualizzazione storica.

Ho provato a guardarla anche con gli occhi di un diciottenne di oggi. Che avrà capito?

Forse si sarà chiesto chi fossero davvero quelle maschere nevrotiche (Andreotti spietato, Cossiga bipolare, Zaccagnini ignavo) tutte affaccendate o a salvare o a lasciare che Moro venisse condannato a morte? Si sarà probabilmente domandato da quale “malessere” nascesse la furia brigatista contro le icone del Potere?

Visto che la vicenda Moro non è “Gomorra” o una spy-story qualsiasi con i buoni e i cattivoni.

Questa ultima domanda è invece personale: perché, in sei episodi, sfiorare solo di sfuggita il ruolo e la responsabilità del partito comunista nella fine di Aldo Moro? Quel “mondo” che non c’è più e che ha preso altre sembianze andava spiegato di più, molto di più e meglio. Magari rinunciando in parte a quell’insistenza sui patemi spirituali o del Papa o della moglie Nora. C’era la cappa della “Guerra Fredda” che incombeva su tutti noi.

C’era il terrore, a Roma come a Washington, di un sorpasso del “Pci” se si fosse andati ad elezioni anticipate. C’era stata, un anno prima, una rivolta (il movimento del ’77) al limite di una guerra civile. C’era soprattutto da tenere a bada i contraccolpi di una tremenda crisi economica, e solo Berlinguer e il sindacato di Lama potevano chiedere altri “sacrifici” alla propria base sociale nel nome dell’interesse generale.

Alla fine le interpretazioni hanno inevitabilmente prevalso, se non surclassato, il contenuto. Quella di Gifuni-Moro su tutte. Qualcosa, comunque, rimane tra le pagine dell’opera di Bellocchio: il linguaggio eretico di Moro nella prigionia.. “non mi resta che constatare la mia completa incompatibilità con il partito della democrazia cristiana”.

Il condannato parla una lingua che dà scandalo. Mai udita prima. E’ uno scisma.

Fa quello che non è mai stato fatto da un uomo al vertice del comando. Rivelare come la vita e la morte si possano decidere a tavolino. Con la calcolatrice.

Moro si sporge dall’estremità più buia della sua coscienza. Prova che effetto fa trovarsi per la prima volta nella vita dall’altra parte. Dove non sei più tu, ma sono gli altri che decidono per te. Troppo, per chi si nutre di Potere. Alfredo Facchini