DI ENNIO REMONDINO
Guerra delle targhe tra Kosovo e Serbia, ma è molto di più. Escalation della crisi e a Bruxelles fallisce il vertice tra i due Stati balcanici ancora segnati dalle ferite della guerra del 1999 e dai bombardamenti Nato sulla ultima Jugoslavia. La proposta Ue accolta dal presidente serbo Vucic ma respinta dal premier kosovaro albanese Kurti. Borrell: «i due leader responsabili di quanto può accadere».
E con le tensioni sociali e nazionali aperte sul campo, possono accedere cose molto gravi. Con l’Italia al comando del contingente militare Nato e con una forte presenza di carabinieri sul campo.
Escalation della crisi
La riunione di emergenza convocata dall’Ue per trovare una soluzione alla crisi tra Serbia e Kosovo, si è conclusa con un nulla di fatto. ‘Crisi delle targhe’ come espressione delle mai risolte contrapposizioni nazionali tra popolazione albanese ora al comando e la minoranza serba non amata e chiusa spesso in vere e proprie enclavi territoriali. Odi antichi, battaglie medioevali, e ferocie di guerra molto più recenti, tra le repressioni di Milosevic, la guerriglia albanese UCK, e i tre mesi di bombardamenti Nato su quella che è stata l’ultimo pezzo anche nominale di Jugoslavia. Targhe rilasciate da Belgrado per i serbi di Kosovska Mitrovica quanto tutto il Kosovo era provincia serba. E il governo albanese di Pristina che a rigore di legge vuole imporre le sue targhe automobilistiche come segno di autorità di Stato, e dell’indipendenza che ancora quasi metà dei Paesi Onu non gli riconoscono.
L’Ue a mediare con l’adesione tra premio e castigo
«Per motivi che non mi sono chiari – ha detto ai cronisti – non siamo riusciti a raggiungere assolutamente alcun accordo», dichiara per primo il presidente serbo, Aleksandar Vucic e rende noto l’agenzia Ansa. Ma alla riunione convocata dal commissario alla politica estera, Josep Borrell, c’era ovviamente anche il premier del Kosovo, Albin Kurti, che sembra preferire il silenzio. Sappiamo che dopo otto ore di negoziati, i due leader, «non hanno concordato una soluzione per risolvere la crisi delle targhe». Burocratese da brutta figura diplomatica e “scarica barile” politico.
La colpa fu.. Proposta Ue e rigidità kosovare
«Entrambi hanno la piena responsabilità per il fallimento dei negoziati odierni e per qualsiasi escalation e e violenza che potrebbe verificarsi sul campo». Così l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, che cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte sulle responsabilità del fallimento della riunione di per scongiurare una nuova escalation di tensioni in Kosovo. Poi, la inevitabile ammissione: «Abbiamo presentato una proposta che è stata accettata da Vucic, ma non da Kurti», ha spiegato.
L’irriducibile premier kosovaro
Il premier kosovaro, Kurti –sempre cronaca Ansa-, ha definito “inaccettabile” la proposta di Bruxelles secondo la quale il Kosovo non dovrebbe infliggere multe per la mancata sostituzione delle ‘targhe illegali serbe’, continuando con ammonimenti verbali, e Belgrado non dovrebbe più rilasciare targhe serbe. «Per noi questo era inaccettabile, senza che tale proposta fosse accompagnata da ciò per cui siamo stati invitati, vale a dire un accordo definitivo per la piena normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi, come sollecitato dalla Ue», ha detto Kurti. La conferma, se fosse stata mai necessaria del personaggio noto già da giovanissimo ai ‘balcanologi’, prima a contestare in casa albanese la linea morbida del Padre della Patria Rugova e poi il reducismo degli ex Uck vincitori, che ora rischiano la galera al tribunale internazionale dell’Aja.
Il commissario spagnolo e Madrid che non riconosce Pristina
La vecchia politica della aleatoria e sempre meno credibile futura ammissione Ue e la disattenzione sul mediatore, lo spagnolo Josep Borrell, con Madrid tra i pochi Stati Ue che non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Ad aiutare a capire in parte il Kudi attaccabrighe ma con buona memoria. Ma rimaniamo alle giustificazioni ufficiali prima dei retroscena. Borrell, di fronte al fallimento dei negoziati, «ha chiesto solennemente alle autorità di Pristina di sospendere immediatamente l’attuazione delle fasi successive legate alla reimmatricolazione delle auto con targa serba in Kosovo». Dal cerchio alla botte, il rappresentante Ue ha chiesto alla Serbia di «sospendere l’emissione di nuove targhe con la denominazione del Kosovo, inclusa la targa KM», la Kosovska Mitrovica oltre il fiume Ibar che resta il pezzo separatista e irriducibile serbo sui confini ufficiali con la Serbia.
Borrel a giustificare lontane impotenze
Raggiungere un’intesa, ha aggiunto l’alto rappresentante Ue, «avrebbe consentito a entrambe le parti di avere il tempo e modo di cercare una soluzione sostenibile sulla questione delle targhe nel contesto della normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi». Il problema è che forse la parti in causa non cercano mediazioni di pace ma occasioni di scontro, avendone storia e ferite recenti, esperienze militari e armi ben nascoste in abbondanza. Come sanno bene i nostri carabinieri nella Kfor, costretti a pattugliare tra i due fronti di quasi guerra a garantire una comunità internazionale che a più di venti anni dall’intervento Nato contro la Serbia di Milosevic e alla vigilia dei 15 anni dall’autoproclamata indipendenza del Kosovo, non sono ancora riusciti a trovare/imporre una soluzione accettabile per le due principali popolazioni kosovare.
L’equivoco tra Unione europea e Nato
Alla fine, Borrel minaccia che «informerà gli Stati Ue, i ministri degli Esteri e i nostri partner del comportamento di entrambe le parti e del mancato rispetto degli obblighi internazionali, e devo dire che questo vale soprattutto per il Kosovo». L’adesione all’Ue come premio: «Ho detto molto chiaramente a entrambi i leader che l’obiettivo finale è l’adesione all’Ue che ci aspettiamo che si comportino di conseguenza». Ma sono così sicuri a Bruxelles che Belgrado, certamente interessata a rapporti privilegiati con l’Unione, possa dimenticare la bombe Nato a benedizione europea (la due strutture troppo spesso confuse tra loro), e a rompere secoli di storia culturale religiosa e politica con la Russia?
Trascuratezze, facilonerie e superficialità internazionali, oltre alla cattiva volontà dei protagonisti della contesa, e presto gli scontri sul fronte dell’Ibar, a Kosovska Mitrovica e oltre, potrebbero degenerare in molto di più e di peggio.
Di Ennio Remondino, dalla redazione di
22 Novembre 2022