DI MARIO PIAZZA
Questo è uno di quei post da archiviare senza leggere alla voce “Non me ne importa un accidente” ma lo scrivo lo stesso.
Ho più volte espresso la mia contrarietà al limite sull’uso del denaro contante rivendicando il diritto di spendere i quattrini guadagnati onestamente come più ci aggrada e nella riservatezza. Ci ho pensato su parecchio e mi sono convinto che il mio sia un principio giusto ma indifendibile nel contesto sbagliato, e l’architettura di questa legge finanziaria è talmente vergognosa da spingermi a mettere in un cassetto il mio bel principio in attesa di tempi migliori.
Questa è una finanziaria “politica”, lo ha detto la presidentessa senza mezzi termini e per una volta non ci ha rifilato una balla.
In quei fogli non sono contenute soltanto cifre a cavallo tra il ridicolo e il vergognoso, lì dentro c’è tutto ciò che serve per trasformare un paese civile in un villaggio del vecchio West nelle mani di Jesse James, di Billy the Kid e del famigerato Mucchio Selvaggio.
Lì dentro c’è il disprezzo delle leggi tranne quella del più forte, in quelle carte leggo che la vita umana dei deboli non conta più nulla e che le regole riguardano soltanto i poveri. Lì dentro vedo la spietatezza, l’arroganza, la violenza di chi indossa un cinturone con due Colt e non esita a sparare a sangue freddo sulla gente disarmata.
I contanti sono le pallottole di quelle Colt, nella Dodge City della presidentessa le banconote si trasformano in evasione fiscale, corruzione, lavoro nero, ricatto e sfruttamento.
E allora non è il momento di sprecare energie per difendere principi marginali, li ritirerò fuori dopo che saranno arrivati i Pinkerton a rimettere le cose a posto.