DI MIMMO MIRARCHI
ovvero: la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne sotto la presidenza del Consiglio di una donna
Il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana, quando governava il dittatore Rafael Leónidas Trujillo Molina, al potere dal 1930, accadde che tre sorelle oppositrici del regime furono ferocemente torturate e poi strangolate. I loro corpi furono poi buttati in un burrone facendo credere a tutti che la morte di Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal fosse stato causato da un incidente stradale.
In ricordo di quel brutale assassinio l’ONU, nel 1999, istituì la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Da quel giorno molte altre donne sono state uccise e violentate. Molte altre subiscono in silenzio una quotidiana violenza in ambito familiare senza denunciare il responsabile, spesso il marito o il padre.
Solo quest’anno, dal 1° gennaio ad oggi, le vittime femminili sono state 82, di cui 42 per mano del partner o ex.
Non c’è dubbio che si tratta di un fenomeno culturale, laddove certi uomini considerano la donna di loro proprietà, alla stregua di un oggetto da possedere, da utilizzare secondo il proprio volere. Una concezione che trova terreno fertile nella persistente disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. La giurisprudenza prevede per questi comportamenti severe sanzioni, ma a nulla valgono se non si cerca di demolire questo modo di essere fatto di ignoranza, pregiudizi, discriminazioni, omertà e soprattutto incapacità di amare.
Al governo del Paese oggi c’è una donna, alla quale sarebbe naturale chiedere di prodigarsi affinché si dia impulso a una maggiore educazione civica e sessuale nelle scuole, perché è da lì che bisogna partire.
A lei va chiesto l’istituzione di programmi ad hoc frutto di un protocollo che tenga conto dell’età dei discenti, da cui scaturiscano lezioni, incontri, manifestazioni a cura di esperti, che siano sessuologi, psicologi e sociologi. Un percorso formativo in grado di condurre i giovani verso rapporti migliori tra sessi diversi, ma anche tra persone di orientamenti ed estrazione diversi, del quale, per riflesso, ne beneficerebbe l’intero tessuto sociale.
Sono cose che abbiamo detto tante volte e ripetute ogni anno in prossimità e nel giorno simbolo del contrasto alla violenza femminile, ma senza risultati apprezzabili. Ahinoi. Se ora questo governo, proprio perché presieduto per la prima volta da una donna, lasciasse un segno tangibile in tal senso, allora sì che sarebbe guardato da tutti con uno sguardo diverso.
Di Mimmo Mirarchi, da: