MARADONA, L’UOMO IN RIVOLTA

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Chi ha frainteso l’uomo in rivolta Maradona, non ha capito la vita. Perché la coincidenza tra lui e la vita era totale come in pochissimi uomini.

Maradona, l’uomo in rivolta

L’antefatto è necessario: mondiali di Italia 90, quelli della favola per cui a Napoli nella semifinale i tifosi partenopei tifarono Argentina invece che gli azzurri.  Invece, e non è una favola, a Milano nella partita di inaugurazione Camerun-Argentina, gli italiani tifavano Camerun e fischiarono l’inno argentino, cosa ripetuta nella finale contro la Germania.

Il punto è che Maradona era odiato, molto odiato dal resto del paese, anche se oggi tutti lo tributano, più o meno ipocritamente. Contro la sua Milano, e quei fischi, all’epoca, si alzò solo la voce di un gigantesco Craxi:  Cosa leghi gli italiani all’Argentina é evidente, quale sia il legame con la simpatica nazione camerunense, mi sfugge.

Il secolo senza miti

Maradona non era un eroe. Gli eroi, che sono uomini, sono modello per gli uomini, le divinità, irraggiungibili anche se nate in un presepe nel ghetto di Villa Fiorito e cresciute in una Napoli maleducata e non ancora vetrina, no.

Moraleggiare sulla vita privata di Maradona, vi avverto, non era il caso prima, è grave errore adesso. Vi squalifica. Il suo percorso umano, gli errori, le debolezze, pagati anche quelli dieci volte tanto, erano consustanziali al mito, come per Caravaggio, che fu un assassino. E nessuno può o vuole imitare Caravaggio o Mozart. Ciò che oggi dovremmo sottolineare è che siamo in un secolo senza miti. Forse senza neppure eroi. E questo è assai triste.

Se Diego non era né poteva essere un modello, nondimeno ci ha migliorato umanamente, come fa a volte la bellezza dell’arte, perché qui il pallone è poesia, appunto arte pura. Ma ci sono episodi della vita dell’uomo che vanno ricordati e che sono rivelatori di quanto Maradona non fosse prigioniero di sé ma al contrario proteso ad un irraggiungibile (per gli altri) uscire da sé stessi, che è poi ciò che rende eterni, dai greci alla cristianità.

Uno lo raccontava Emanuela Audisio e concerne l’arresto di Maradona per droga: uno degli sbirri che lo ferma gli dice “Peccato, eri l’eroe di mio figlio“, Diego risponde: “Cabron, sei tu l’eroe di tuo figlio”. L’altro vede protagonista Pedro Monzón, il giocatore che alla Romania, ai Mondiali del ’90, Diego fa segnare su sua espressa richiesta. Ecco, anni dopo Monzón è un uomo distrutto, abbandonato dalla sua donna, tossico, seduto nel suo garage con una pistola in mano, pensa di farla finita. Ma prima di premere il grilletto, telefona a Diego. “Diego… dove sei?“. E Diego gli risponde, come niente fosse, come se stesse pensando anche lui all’amico: “Sto venendo a prenderti“.

Tutto ciò, credetemi, viene assai prima della cocaina, della camorra, delle puttane e dei figli non riconosciuti e poi riconosciuti, di tutto ciò che viene e sarà enfatizzato dai giornali col loro leitmotiv sull’uomo separato dal giocatore, esercizio moralistico, grossolano, stucchevole. Risparmiatecelo. Anzi, risparmiatevelo, fatelo per voi.

Di Mario Colella, dalla redazione di

25 Novembre 2022