DI MARIO PIAZZA
Chi non commette qualche leggerezza?
Giusto l’altroieri sono rimasto senza carburante in autostrada, il mese scorso ho tranciato un irrigatore col tosaerba e sul marmo lucido della mia cucina c’è da anni un’orrenda macchia opaca lasciata dal succo di un limone che stavo spremendo.
Mi dispiace, caro Aboubakar Sumahoro, ma la tua non è stata una leggerezza. Il tuo, ad essere generosi, è stato un comportamento irresponsabile dettato dall’ambizione che sta causando danni irreparabili alla parte politica di cui dici o credi di fare parte.
E se non fossi generoso potrei aggiungere altro. Potrei dire che diventando un personaggio pubblico con la tua faccia nera ti sei assunto una responsabilità enorme che non avevi le qualità per affrontare.
Potrei dire che dei tuoi stivali infangati non mi importa più un accidente se essi ti hanno messo nella condizione di trascurare chi veniva sfruttato o anche solo trattato ingiustamente a due passi dalla tua famiglia. E potrei anche dire che hai causato un danno irreparabile alle vittime del razzismo e a chi contro il razzismo si batte da anni… Leggerezza un cacchio!
Il mio non è giustizialismo, a quello penseranno i giudici tra un paio d’anni. La mia è una rabbia profonda e senza sconti che non può aspettare, rabbia per il tuo fallimento umano e politico.
Con la tua “leggerezza” hai distrutto un’opportunità irripetibile ed è per questo che ti rimane soltanto una cosa da fare: Scomparire.