DA REDAZIONE
Gli europei ormai accusano gli Usa apertamente: “state facendo profitti con la guerra”, scrive il Corriere della sera. “Non solo guadagnate dalla guerra nel cuore dell’Europa colpendo l’aggressore Russia, ma lo fare anche a spese nostre. Lo scontento sui prezzi ‘non amichevoli’ di gas e armi che poi gli Usa vorrebbero regalassimo all’Ucraina”.
Unione europea sull’orlo di un conflitto commerciale con gli Usa
L’Unione europea in una corsa per evitare un conflitto commerciale con gli Stati Uniti, che rischierebbe di compromettere la non solidissima unità atlantica in piena guerra russa contro l’Ucraina con vecchie tentazioni protezionistiche in Europa. L’oggetto del contendere è «l’Inflation reduction act» di Biden, un piano da quasi 400 miliardi di dollari di sussidi per trasporti, energia e clima, adottato la scorsa estate dal Congresso e che entrerà in vigore all’inizio del 2023. Costruito attorno al principio del “Buy American”, “compra americano”, l’Inflation reduction act sta già provocando una fuga di imprese europee oltre l’Atlantico, alimentando il timore di una deindustrializzazione dell’Europa, già in atto a causa dalla crisi energetica. L’Ue ha chiesto all’Amministrazione Biden di poter beneficiare dello stesso trattamento riservato a Canada e Messico, le cui esportazioni e imprese sono sostanzialmente parificate a quelle americane.
L’Europa che si arrabbia
«Vogliamo che questo problema sia risolto rapidamente», ha detto ieri il ministro dell’Industria della Repubblica ceca, Jozef Sikela. Emmanuel Macron sta già usando l’Inflation reduction act per rilanciare la sua campagna europea “a favore dell’interventismo pubblico in nome della sovranità”, scrive il Foglio. Abbiamo bisogno di un ‘Buy european act”, ha detto il presidente francese a fine ottobre. Ed era una minaccia. Per la prima volta Macron sta trovando ascolto anche a Berlino, dove c’è paura per il settore auto. Il pericolo è una corsa ai sussidi, che l’Ue e i suoi stati membri non sono in grado di sostenere, a causa degli alti livelli di debito pubblico e della struttura del mercato interno. «Una corsa ai sussidi è un gioco molto pericoloso», ha spiegato Sikela: «Alla fine i vincitori potrebbero trovarsi in un altro continente: non in Europa e non in America».
La Cina è vicina e la Germania s’è già mossa, il segnale sottinteso. Protezionismo Usa in violazione degli accordi internazionali sulla libera concorrenza, denuncia l’Europa (ieri Massimo Nava su Remocontro).
L’Europa non troppo allineata, protezionismo Usa e furberie
«Diversi capi di Stato e di governo, compresa la premier italiana Giorgia Meloni, hanno sollevato le due questioni negli incontri bilaterali con Joe Biden, a margine del G20 a Bali, il 15 e 16 novembre», segnala Sarcina sul Corriere della Sera. Ucraina-Russia, Gas e sussidi ovviamente al centro dell’incontro tra Biden e Macron hanno una lunga agenda per il loro incontro alla Casa Bianca, compreso il programma nucleare iraniano, il crescente attivismo della Cina nell’Indo-Pacifico e le preoccupazioni per la sicurezza e la stabilità nella regione africana del Sahel, secondo quanto riferito da funzionari statunitensi e francesi.
Cena di Stato in attesa di “opere di bene”
I consiglieri della Casa Bianca hanno spiegato che Biden ha scelto di offrire la sua prima «Cena di Stato» al presidente francese per «sottolineare lo stretto legame con l’alleato più antico». Gli americani considerano Macron «il leader più dinamico» sia all’interno dell’Unione europea che nel G7. Come dire: è l’interlocutore con cui discutere la nuova fase della guerra in Ucraina. Biden continua a chiedere compattezza al fronte occidentale su sanzioni e l’invio di armi a Kiev (armi americane il cui costi lievitano di giorno in giorno). Ieri, Biden ha convocato «un summit per la democrazia», il 29-30 marzo 2023. A fine della Guerra? Macron, per fortuna insiste sul negoziato.
Il gas elemento di divisione
Il gas prezzo del gas liquefatto che arriva via nave dagli Stati Uniti è già diventato elemento di disturbo. Lo stesso presidente della Francia ha detto che le imprese statunitensi stanno vendendo gas liquido a «un prezzo non amichevole» alle società europee. La Casa Bianca si difende osservando come le corporation petrolifere abbiano raddoppiato in un anno l’export di gas liquido in Europa. Biden si sarebbe aspettato un cenno di gratitudine dagli europei visto che, come osservano i suoi advisor, «l’aumento delle forniture consentirà agli alleati di rimpolpare le scorte in vista dell’inverno». Doppio delle forniture ma a prezzo quadruplicato, la risposta dovuta.
Prezzi che esplodono all’arrivo in Europa per mano di chi?
Ma come spiegare l’impennata dei prezzi? Il carico di una nave cargo in partenza dalla Louisiana che fino all’anno scorso valeva 20 milioni di dollari, oggi arriva a 100 milioni (l’estate scorsa anche 200 milioni). Il team di Biden si difende così: «È un fenomeno che non dipende dal governo Usa. Il gas viene consegnato dalle imprese americane a intermediari europei che manovrano i prezzi». In via informale a Washington citano il caso della francese Total Energies. Ma nella lista vanno inserite almeno altre tre società: le americane Cheniere ed ExxonMobil più l’anglo-olandese Shell. Mercato di banditi a cui ricordarsi, prima o poi, di presentare il conto.
Tutte queste aziende hanno appena chiuso i conti del terzo trimestre con profitti faraonici. La Shell Integrated Gas business, il ramo d’azienda che comprende la gestione del gas liquefatto, nei primi nove mesi del 2022 ha totalizzato 10,1 miliardi di utile: il doppio rispetto all’anno scorso.
Nel frattempo: FMI, metà Ue nel 2023 in recessione
«La metà dell’Ue l’anno prossimo sarà in recessione». Lo ha detto la presidente del Fmi, Kristalina Georgiova, a Berlino in conferenza stampa con Olaf Scholz e i presidente dei principali istituti economici internazionali. Un terzo del mondo sarà in recessione, ha spiegato. «Le previsioni sul rallentamento della crescita mondiale per il terzo anno di seguito, previsto dal Fmi, si realizzerà già dal quarto trimestre dell’anno in corso». Metà della Ue ma non gli Stati Uniti, previsioni FMI, oltre alla Russia, ovviamente, obiettivo primario delle sanzioni che tanto sconquasso stanno creando nel mondo.
Editoriale dalla redazione di
30 Novembre 2022