L’IMPENETRABILITA’ DEI CORPI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

E’ inutile girarci intorno. Le strade extraurbane e anche molte di quelle urbane non sono concepite per un mezzo lento, poco visibile e instabile come la bicicletta perché la differenza di velocità tra una bicicletta e i veicoli a motore, quand’anche i secondi rispettassero i limiti di velocità, è troppo alta.
Chi decide di pedalare a 30 o 40 all’ora su strade strette e spesso dal fondo irregolare insieme a mezzi centinaia di volte più numerosi, pesanti e ingombranti che possono legalmente viaggiare al doppio o al triplo della sua velocità affronta un rischio assurdo le cui conseguenze vediamo tutti i giorni nei notiziari.
E’ inutile incolpare gli automobilisti per le loro distrazioni o i ciclisti per la loro indisciplina, l’impenetrabilità dei corpi è una proprietà della materia descritta da Newton 300 anni fa e non ci possiamo fare nulla.
Nessuno convincerà mai un appassionato ciclista a non alzarsi in piedi sui pedali per simulare una volata o a viaggiare soltanto in fila indiana rinunciando alle chiacchieratine coi propri compagni, e nessuno riuscirà mai a persuadere i 40 milioni di automobilisti e camionisti che quel milioncino di appassionati pedalatori debba essere considerato come vacche sacre nelle strade di Calcutta.
O rallentiamo drasticamente i motorizzati o fermiamo i ciclisti extraurbani, viceversa tanto varrebbe lasciarli pedalare anche in autostrada dove perlomeno avrebbero la corsia d’emergenza a disposizione.
E invece, come spesso capita davanti a problemi di difficile soluzione, tutto ciò che sappiamo fare è inorridire davanti a una bicicletta accartocciata sull’asfalto.