DI BARBARA LEZZI
La questione migranti è senz’altro un argomento che deve essere affrontato in ambito europeo ma continua ad essere una comoda via d’uscita per quei governi che non amano rispondere alle esigenze dei cittadini. Anzi, direi alle urgenze di un Paese sempre più triste e disilluso (come certificato dal Censis) che tenta di far sentire la sua voce disperata a chi dovrebbe darsi delle priorità cercando di immedesimarsi in quelle persone che hanno sempre meno. Hanno sempre meno diritti, meno dignità, meno possibilità di mantenere in piedi la propria impresa.
E allora, anziché dare risposte, il nostro presidente del consiglio rilancia sui migranti per tentare di sparigliare le carte in tavola e marginalizzare le manifestazioni di piazza in cui i cittadini chiedono che il governo affronti i rincari, gli stipendi troppo bassi e le tasse troppo alte.
Non accetto di sentirmi dire che il governo si è insediato da troppo poco perché Meloni ha vantato per anni di avvalersi di un centro studi che l’aveva resa pronta a risolvere immediatamente i problemi che attanagliano il Paese e su cui ha costruito la sua ascesa a Palazzo Chigi.
Ad oggi abbiamo una stretta sulla sanità, il ritorno dei voucher, le maglie più larghe per le collaborazioni occasionali, un taglio del cuneo fiscale risibile (meno di una mera testimonianza), gli aiuti previsti da Draghi per le bollette validi solo per il prossimo trimestre e il governo impegnato con i POS, il tetto ai contanti, l’invio di armi in Ucraina e alle riforme utili per lasciare i condannati nelle istituzioni.