DI MASSIMO NAVA
La maggior parte dei quasi cinque milioni di ucraini che fuggono dalla guerra sono stati accolti nei Paesi dell’Est, soprattutto in Polonia: un milione e mezzo sono registrati come rifugiati. Un’eccezionale gara di solidarietà, peraltro in controtendenza rispetto alle drastiche misure per contenere ondate migratorie provenienti da altre aree del mondo (quelli del sud del mondo che sbarcano qui in Italia), rileva giustamente severo Massimo Nava su Corriere On Line.
Polonia, solidarietà troppo onerosa, l’ospitato paghi qualcosa
Ma la solidarietà comincia ad essere eccessivamente costosa per Paesi che non vivono nell’oro. Le pur notevoli risorse stanziate dall’Unione europea non sono sufficienti. Per questo, come riporta il New York Times, il governo polacco propone che i rifugiati ucraini comincino a pagare alloggio e mantenimento entro il prossimo anno. Un disegno di legge è all’esame del parlamento e sembra dettato anche da fibrillazioni nell’opinione pubblica polacca.
A primavera, o rientri a casa o altri problemi
Le nuove misure dovrebbero entrare in vigore il 1° marzo per i rifugiati che hanno soggiornato nel Paese per più di quattro mesi. La risoluzione propone che ai cittadini ucraini venga addebitato il 50 per cento dei costi di alloggio nei centri di accoglienza, fino a 8,83 dollari al giorno per persona, se rimangono in Polonia per più di 120 giorni. Ai rifugiati che si fermano per più di 180 giorni verrà addebitato il 75 per cento dei costi di alloggio, fino a 13,25 dollari al giorno per persona. Va però precisato che una parte dei rifugiati non dovrà pagare nulla, in quanto già vivono in appartamenti presi in affitto o in alloggi offerti privatamente dai polacchi.
Poi il mercato del lavoro
La Polonia ha adottato anche misure per l’integrazione nel mercato del lavoro. Gli ucraini che non possono lavorare per handicap, gravidanze, anzianità o cure dei figli, saranno esclusi dal pagamento. Le autorità locali premono anche per una ricollocazione volontaria. L’aumento della popolazione nelle città (15 per cento in più nella sola Varsavia) si riflette sui costi dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti e del riscaldamento. «La questione del sostegno finanziario alle amministrazioni locali è di fondamentale importanza, quindi chiedo ancora una volta l’istituzione di una strategia che riguardi sia la Polonia che l’Europa», ha detto il sindaco Trzaskowski.
I 300mila di Varsavia
Secondo i dati del comune di Varsavia, dall’inizio dell’invasione sono circa 700 mila le persone transitate nella capitale polacca e 300 mila quelle che si sono fermate. Un’altra questione complessa è quella dell’istruzione: le scuole di Varsavia hanno ammesso circa 17 mila studenti ucraini, ma sono oltre 100 mila i bambini che dovrebbero frequentare e la città non è in grado di accoglierli.
Bulgaria, sfratto ai rifugiati
La situazione dei rifugiati ucraini si complica anche in Bulgaria dove sono presenti circa 100.000 ucraini. Circa 16.000 di loro sono ospitati in alberghi, pagati dallo Stato. All’inizio del conflitto, l’Ue ha versato 100 milioni di euro alle autorità di Sofia per coprire le spese. Quasi il 20 per cento degli alberghi lungo la costa meridionale del Mar Nero sarebbero decisi a sfrattare i rifugiati a partire da quesr5o inizio dicembre se lo Stato non riprenderà a finanziare i pasti. A metà novembre, la Bulgaria ha interrotto il finanziamento, suscitando le critiche delle organizzazioni di albergatori.
I pasti bulgari non previsti
Il governo bulgaro concede 7,5 euro per rifugiato al giorno per un alloggio in hotel, ma questa spesa non copre i pasti. Fino a ottobre, lo Stato pagava 2,5 euro al giorno, un contributo non sufficiente. Gli albergatori ora insistono affinché lo Stato garantisca una consegna regolare di prodotti alimentari agli hotel.
Germania, problemi sul mercato del lavoro
In Germania, complicazioni sul mercato del lavoro. Diversamente per esempio dai profughi siriani, afgani o eritrei, i rifugiati ucraini non devono passare attraverso una normale procedura di asilo, ma ricevono uno status di residenza che permette di lavorare e di ricevere prestazioni sociali. Questo rischia di creare disparità nell’accoglienza da un lato e sfruttamento della manodopera dall’altro, come denunciano i sindacati tedeschi. Decine di migliaia di donne ucraine sarebbero disposte a lavorare con salari più bassi, mentre le badanti polacche e rumene, che generalmente guadagnano di più, rischiano di venire espulse dal mercato.
Criminalità organizzata
Sui flussi di profughi dall’Ucraina grava infine la minaccia della criminalità organizzata: tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione, speculazioni sugli aiuti e persino traffico di organi. Le reti criminali operano tra l’Ucraina e i Paesi dell’Europa e dell’Asia centrale. Secondo Reuters, dall’inizio del conflitto gli stupri di donne ucraine sono aumentati del 260 per cento. Il direttore di UN Women per l’Europa ha invitato l’Ue a intensificare la lotta contro la tratta di esseri umani sostenendo le agenzie di protezione delle donne.
Sfruttamento sessuale e nel lavoro
Oltre allo sfruttamento sessuale, le associazioni hanno messo in guardia gli eurodeputati da un’altra forma di sfruttamento sulle reti: lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Legalmente, gli ucraini hanno il diritto di lavorare nell’Ue, ma alcuni finiscono in un circuito informale, ha avvertito Suzanne Hoff della Piattaforma per la cooperazione internazionale sui migranti senza documenti (PICUM), citando l’esempio delle donne delle pulizie. Che si tratti di sfruttamento sessuale o lavorativo, è necessario un «approccio a tutto tondo», ha dichiarato Diane Schmitt, coordinatrice dell’Ue per la lotta alla tratta di esseri umani.
Allarme Europol
Già all’inizio del conflitto, Europol ha lanciato l’allarme: «Donne, bambini e persone vulnerabili sono le vittime ideali delle reti criminali coinvolte nella tratta di esseri umani», in particolare per il «rischio di sfruttamento sessuale e lavorativo». Gli investigatori hanno monitorato diverse modalità online attraverso cui le reti criminali tentano di reclutare rifugiati, in particolare posti che offrono aiuto per il trasporto, l’alloggio e il lavoro, ma anche siti di incontri e piattaforme che offrono servizi sessuali.
Articolo di Massimo Nava, dalla redazione di
5 Dicembre 2022
___________________________________